05/02/2013 di Redazione

Dilemma in azienda: o il Byod, o la retrocessione

Uno studio di Dell Quest Software svela come il 70% delle aziende sia convinta dei vantaggi del Bring your own device in termini di produttività e flessibilità dei processi. Per il 59% del campione, chi vi rinuncia è destinato a perdere punti rispetto ai

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Una libera scelta, in teoria, ma di fatto quasi un obbligo. È il bring your own device, o meglio l’immagine che ne emerge da un sondaggio commissionato a Vanson Bourne da Quest Software, società di Dell, in dieci Paesi (Italia inclusa). La maggior parte delle aziende intervistate ha dichiarato il proprio appoggio al modello di lavoro che mescola ufficio e mobilità, computer da scrivania e dispositivi mobili di proprietà del dipendente, ammettendo in quasi sei casi su dieci (59%) come rinunciarvi significhi di fatto perdere punti nei confronti dei competitor.

Questo il quadro dipinto dai circa 1500 IT decision maker intervistati fra Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Australia, Singapore, India e regione di Pechino. Professionisti sostanzialmente ottimisti sui vantaggi (reali o potenziali) offerti dal Byod: circa il 70% delle aziende ritiene che questo modello possa migliorare i processi lavorativi e contribuire ad aumentare la produttività futura, mentre – come si diceva – il 59% delle imprese ritiene che senza tecnologie mobili la loro competitività sarebbe penalizzata.

I vantaggi del Byod secondo gli intervistati del sondaggio


Più di metà degli intervistati, inoltre, riconosce al Byod il merito di aver completamente cambiato la cultura IT dei dipendenti (circa il 56%) e/o dell’azienda (circa il 54%). E sono quattro, in particolare, i benefici pratici identificati, ovvero maggiore flessibilità degli orari di lavoro, incoraggiamento della creatività dei dipendenti, innovazione più rapida e stimolo al lavoro di squadra.

Ma c’è un ma: circa tre quarti degli intervistati affermano che le tecnologie Byod possono portare benefici considerevoli, però solo a patto che vengano compresi i diritti e le necessità di ogni utente. Cosa che spesso non accade, dal momento che (sempre secondo la survey) appena il 17% delle realtà aziendali dimostra di comprendere fino in fondo queste esigenze incoraggiando l’uso dei personal device e fornendo adeguato supporto a chi li deve amministrare nel rispetto delle policy.  

“In questo periodo, siamo testimoni di importanti mutamenti nel modo in cui gli utenti interagiscono con la tecnologia attraverso i loro device personali”, ha commentato Roger Bjork, director enterprise mobility solutions di Dell Software Group. “Di conseguenza, cambia anche il ruolo che il Byod sta assumendo nella trasformazione della cultura IT aziendale. Questo sondaggio globale conferma ciò che avevamo già intuito da tempo: le aziende che adottano un approccio al Byod focalizzato sull’utente, infatti, possono ottenere maggiori benefici, ridurre gli ostacoli e generare un valore reale e immediato in termini di efficienza, produttività e competitività. Le aziende più lente nell’implementazione delle tecnologie Byod o quelle costrette ad adottare un approccio device-centrico potrebbero invece trovarsi ad affrontare maggiori sfide, correndo inoltre il rischio di restare indietro dal punto di vista competitivo”.

Su questo scenario generale di propensione (incompleta) al Byod si stagliano poi alcune differenze su base geografica. In particolare, cambia l’approccio: alcune aziende mettono al centro del ragionamento la gestione dei dispositivi, altre quelle dell’utente. Nel primo gruppo spiccano gli Stati Uniti, mentre fra chi privilegia le esigenze dei dipendenti si piazzano, nell’ordine, Singapore, Regno Unito, Australia, Francia e Italia.

Ed è proprio questo seconda logica a risultare premiante, perché quasi i tre quarti delle aziende che l’hanno adottata hanno riscontrato significativi miglioramenti nella produttività dei dipendenti, nei tempi di risposta dei clienti e nei processi lavorativi. Più nel dettaglio, una strategia user-centrica può avere un impatto positivo sulla gestione dei dati e della sicurezza, sulla produttività dei dipendenti (riscontrata dal 74% dei dipendenti) e sulla soddisfazione del cliente (il 70% circa ha notato tempi di risposta dei clienti più veloci). E tuttavia – ecco una contraddizione – solo il 44% degli intervistati ritiene che mettere l’utente al centro della strategia sia l’approccio da preferirsi.

“Durante la mia precedente esperienza come Cio di Quest Software”, ha raccontato Carol Fawcett, Cio di Dell Software Group, “abbiamo supportato con la nostra offerta IT circa 4mila dipendenti distribuiti in 60 uffici in 23 Paesi per ottimizzare l’utilizzo dei loro dispositivi mobili preferiti per svolgere al meglio il loro lavoro. Invece di preoccuparci di ogni singolo device, ci siamo concentrati sulla capacità di fornire accesso alle applicazioni e ai dati necessari a ogni dipendente, a prescindere dal dispositivo utilizzato. Un simile approccio ci ha consentito di adottare una strategia efficace per affrontare i principali problemi legati al Byod a livello di sicurezza, diritti di accesso e perdita dei dati. I risultati di questo sondaggio evidenziano quanto sia importante mettere gli utenti al primo posto, in modo da sviluppare policy più efficaci e fare delle tecnologie Byod un vantaggio sostenibile a lungo termine per le aziende”.

Quale approccio è più importante per le aziende? Prevale quello incentrato sul device.


Le due aree tecnologiche che vengono generalmente implementate per prime in ambito Byod riguardano la virtualizzazione dei desktop e il Mobile Device Management. L’Italia, insieme a Francia, Germania e Spagna, risulta fra le prime nazioni ad aver implementato per prime la virtualizzazione del desktop, mentre Singapore, India, Pechino, Regno Unito e Stati Uniti hanno iniziato con l’Mdm.

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