21/11/2011 di Redazione

Dischi fissi: un anno per ripristinare la produzione

Il numero uno di Seagate parla degli effetti del blocco della produzione in Thailandia: per tornare ai ritmi produttivi pre alluvione, che ha completamente paralizzato le fabbriche della società americana e quelle di Western Digital e Toshiba, bisognerà a

immagine.jpg

La produzione dei dischi fissi è in stallo: l'alluvione in Thailandia ha messo in ginocchio uno dei più grandi produttori di dischi fissi, Seagate, che potrebbe impiegare tutto il 2012 per tornare ai ritmi produttivi che aveva prima dell'inondazione.

Lo ha ammesso Stephen J. Luczo, CEO dell'azienda, che ha categoricamente smentito le proiezioni degli analisti di Wall Street, secondo i quali la produzione tornerà a regime entro l'estate. Luczo ha definito questa tempistica "una sciocchezza" e ha precisato che "sarà necessario molto più tempo, almeno fino alla fine del 2012."

L'alluvione in Thailandia ha bloccato la produzione mondiale di dischi fissi

Oltre a Seagate l'inondazione ha coinvolto anche la produzione del maggiore concorrente Western Digital (che insieme a Seagate costituisce il 90% delle quote di mercato globali) e Toshiba. Alla luce di questa informazione, la produzione industriale in questo trimestre dovrebbe essere di 50 milioni di unità, rispetto ai 180 milioni che sarebbero necessari. I primi a subire gli effetti di questa mancanza di prodotti sono rivenditori e distributori locali, il problema è che a brevissimo lo shortage metterà in difficoltà i produttori di computer.

Luczo ha altresì riferito che le ordinazioni continuano a salire perché tutti sono a conoscenza del problema quindi cercano di rinfoltire le scorte prima del tutto esaurito, nonostante i prezzi stiano salendo a vista d'occhio, e c'è chi ha messo sul piatto 250 milioni di dollari in anticipo, pur di assicurarsi la fornitura. Il problema, secondo Luczo, è che tutto il denaro del mondo non aiuterà se i produttori di computer non potranno ottenere i componenti di cui hanno bisogno. 

Fra i problemi più gravi c'è il fatto che all'interno di ciascun disco fisso ci sono più di 200 componenti, molti dei quali progettati per modelli specifici e prodotti da imprese familiari, ora ferme. Quasi tutte le aziende che producono dischi fissi e relativi componenti erano andati a stabilirsi in Thailandia attirate da salari bassi e gli incentivi governativi, quindi non c'è una dispersione della produzione.

Ora si attende che l'acqua si ritiri dalle fabbriche: potrebbe essere tutto asciutto per la prima settimana di dicembre, ma poi bisognerà ripristinare tutte le attrezzature e le forniture, cosa che secondo Luczo potrebbe richiedere più di un anno. Inoltre, è da mettere in conto che la maggior parte dei produttori tenderà a trasferirsi fuori dalla pianura alluvionale, con i tempi che saranno necessari per ricostruire tutto da zero.

ARTICOLI CORRELATI