23/07/2012 di Redazione

Disponibilità e user experience: riflessioni su Apm

Cloud, mobilità, consumerizzazione: come sta cambiando il panorama IT e cosa bisogna considerare nella scelta di soluzioni che garantiscano ottimali risposte dalle applicazioni senza aumentarne la complessità? Ecco alcuni suggerimenti che coinvolgono le n

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In un contesto totalmente caratterizzato dalla virtualizzazione e dalla diffusione massiccia dei servizi in mobilità, il paradigma dal quale ciascuna organizzazione non dovrebbe prescindere è quello che riguarda la garanzia della disponibilità dei propri servizi in maniera continua.  In ambito IT tuttavia, la complessità e varietà delle applicazioni può rendere a volte problematica una risoluzione dei problemi che abbia sempre al centro l’esperienza dell’utente.

Il rischio che si corre in un contesto applicativo così articolato, è infatti il seguente: la gestione delle performance può rimanere limitata all’interno dei silos verticali, focalizzandosi più sui processi informatici che sull’ attenzione ai servizi erogati, con la conseguenza di perdere di vista la centralità stessa del business.

Ecco perché servono degli strumenti di nuova generazione, che offrano una  visione olistica della singola transazione, end-to-end, finalmente libera dai vincoli dei molti componenti applicativi. In quest’ottica le soluzioni Apm (Application Performance Management) si stanno rivelando un prezioso strumento a supporto di una corretta gestione dei problemi orientata al business, così come  hanno segnalato anche recenti rapporti di Gartner e di Forrester.

Il panorama di mercato attuale ci mostra una situazione in cui sono presenti due generazioni di prodotti APM: la prima - per lo più realizzata  da big vendor ed in genere frutto  di acquisizioni  - e la seconda generazione, proposta da vendor emergenti, che sta portando un’aria nuova i nquesto comparto grazie alla capacità di superare la complessità dell’analisi delle problematiche e di offrire con estrema semplicità (in linguaggio naturale) la diagnosi del problema e le possibili soluzioni.

Questa nuova generazione di strumenti si rivela particolarmente utile per tutte quelle organizzazioni che fanno della disponibilità dei servizi online all’utenza la chiave del proprio business. In queste organizzazioni conoscere con esattezza quale sia la reale esperienza dell’utente diventa uno degli elementi chiave per costruire una buona reputazione online.

Per questo è importante dotarsi di un sistema di gestione delle performance che controlli end-to-end ogni singola transazione effettuata dall’utente, e la segua attraverso tutti i sistemi, indicando in modo chiaro dove, quando e perché si manifesta un problema. Anche in questo campo è  necessario utilizzare parametri oggettivi di misura e operare in modo proattivo potendo rilevare i trend dei livelli di servizio per intervenire prima che il problema sia percepito come tale.

Il futuro delle applicazioni è nella nuvola
Ancor più attenzione va ora dedicata all’Apm con l’estendersi dell’utilizzo del cloud. I fornitori di soluzioni che risiedono nella nuvola rappresentano infatti uno scenario dove l’Apm è un must dal momento che la totalità del loro business si appoggia sul servizio erogato e di conseguenza hanno la necessità di averne il massimo controllo. Quali sono dunque le considerazioni che un responsabile IT deve fare nella scelta di un sistema di Application Performance Management?

In primo luogo dovrà verificare se le architetture e le tecnologie presenti nel proprio sistema informativo possono essere viste e gestite con lo stesso grado di profondità dal sistema APM. Dovrà poi considerare l’eventuale carico che il tool di Apm va ad aggiungere al sistema:deve sempre trattarsi di overhead marginale (indicativamente 1-2%) per non incidere sul consumo di risorse pregiate.

E, soprattutto, dovrà considerare l’inserimento dell’Apm in un’ottica generale di processi di problem solving: lo strumento individuato deve fornire indicazioni chiare per una comprensione immediata della reale causa del problema. In ultima istanza, è bene verificare che lo strumento di APM abbia funzionalità di auto-learning e auto-discovery: così facendo, non si   correrà i il rischio di trovarsi con problemi di natura applicativa non rilevati dal sistema Apm solo perché l’applicazione era stata modificata, ma il tool di APM non ancora adeguato.

In sintesi possiamo concludere ricordando anche qual è il panorama dal punto di vista dell’utente che accede sempre e con ogni mezzo, che sia esso fisso, portatile, mobile o sotto forma di app. Anche questo scenario in rapido cambiamento deve essere un punto di attenzione nella scelta di un sistema di Apm: dobbiamo poter misurare la real end user experience anche per terminali mobili e applicazioni se vogliamo supportare il business aziendale in modo omogeneo.


Abraham Nevado è Chief Technology Officer di Lucierna ed è stato Software Architect in HP prima di entrare in CA come EMEA APM Technical Leader.

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