01/07/2016 di Redazione

Documenti digitali senza confini: nuove regole in Europa con eIDAS

Il nuovo regolamento sostituisce il precedente, in vigore dal 1999, e stabilisce i criteri di validità legale di firme, francobolli, sigilli e certificati elettronici. Un passo avanti verso il tanto desiderato Digital Single Market.

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In un’Europa post-Brexit e oggi più divisa, la tecnologia aiuta ad abbattere almeno una barriera: quella che, fino a ieri, limitava l’utilizzo della firma elettronica nei Paesi Ue. Debutta oggi il nuovo regolamento eIDAS (Electronic Identification and Signature) che mira a semplificare e a rendere più sicure le comunicazioni con valore commerciale o giuridico, in viaggio fra imprese, pubbliche amministrazioni, privati professionisti residenti in nazioni dell’Unione Europea. In tre parole, è un passo importante verso l’affermazione del Digital Single Market. Nel mercato unico digitale, come da tempo si va dicendo, dovrà essere più facile fare affari con clienti o partner stranieri, più facile interagire con la Pubblica Amminsitrazione e con le istituzioni, più facile lanciare nuovi servizi destinati alle imprese e ai cittadini. Più facile, infine, snellire le procedure amministrative e la burocrazia.

Il regolamento riguarda ovviamente la firma elettronica, ma anche tutti gli altri i “segni” digitali tesi ad autenticare e proteggere i documenti, come i sigilli, i francobolli elettronici, le validazioni termporali, i servizi di recapito certificato e i certificati di autenticazione dei siti Web.

Il nuovo insieme di regole in vigore da oggi sostituisce la Direttiva eSignature, in vigore dal 1999 e progressivamente aggiornata negli anni per star dietro sia alle evoluzioni della tecnologia, sia all’ascesa dell’e-commerce e dell’internazionalizzazione delle imprese. E tuttavia, in più di quindici anni, la firma elettronica ha un po’ stentato ad affermarsi come strumento di uso comune a causa sia dell’eterogeneità di interpretazioni nazionali sia della mancanza di un’infrastruttura tecnica.

Si parte ora con una fase di sperimentazione di sei mesi, in cui le transazioni che interessano la Pubblica Amministrazione potranno già avvalersi del Sistema di Interscambio, gestito dall'Agenzia delle Entrate. Dal primo giorno di gennaio del 2017, poi, anche le imprese potranno iniziare  a utilizzarlo.

Due i principi di fondo dell’eIDAS. Uno è il mutuo riconoscimento, fra uno Stato e l’altro, della validità di un documento o servizio elettronico: in sostanza, ciascun Paese può notificare agli altri quali sistemi di identificazione elettronica forniti ai cittadini e alle aziende sono ufficialmente approvati e validi, affinché gli altri possano riconoscerli a loro volta. Il secondo principio è l’equiparazione dei documenti e servizi elettronici, in testa la firma digitale, a quelli cartacei tradizionali.

Come dev’essere una firma elettronica per potersi dire qualificata? I formati a cui attenersi sono definiti nella Decisione di esecuzione (UE) 2015/1506 della Commissione dell'8 settembre 2015, e tra i tipi di documenti utilizzabili sono inclusi i file Xml, Cms e Pdf. L’Agid ha, inoltre, messo a disposizione un sito Web contenente informazioni e strumenti che permettono di verificare caso per caso la validità di una firma o di una policy.

 

 

Secondo una stima dell'Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano, la digitalizzazione delle procedure consentirà di risparmiare circa 200 miliardi di euro l'anno”, ha ricordato la senatrice Pd, Silvana Amati, durante un incontro in Senato. “Con riferimento alla sola Pa, il risparmio stimato è di 43 miliardi di euro l’anno”.

“La vera innovazione non è eliminare la carta ma digitalizzare i processi: questo significa ripensare i flussi di lavoro prima di tutto e, successivamente, digitalizzarli.”, ha commentato Pablo Pellegrini, responsabile della divisione document management, workflow & services di SB Italia, azienda specializzata in soluzioni di gestione documentale e dematerializzazione. “Il 2016 sarà l’anno della fatturazione elettronica tra i privati. Estendere i benefici dalla PA alle imprese private è un passo strategico per l'evoluzione digitale dell’Italia”.

 

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