14/05/2018 di Redazione

Donald Trump fa marcia indietro su Zte per evitare conseguenze

Dopo la messa al bando dei prodotti della cinese, il tycoon su Twitter scrive di voler trovare una soluzione che eviti la perdita di troppi posti di lavoro. Ma forse si pensa soprattutto ai danni commerciali.

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Se tra la Corea del Nord e del Sud è cominciato lo "scongelamento", non stupirà certo una marcia indietro di Donald Trump sulla Cina. O per meglio dire su Zte, produttore che era caduto vittima della battaglia dei dazi avviata dall’amministrazione rebubblicana: la sua colpa, quella di aver venduto prodotti contenenti tecnologia Usa a Paesi interessati dalle sanzioni di Washington, come l’Iran e la Corea del Nord. Dopo l’ammissione di colpa e il pagamento di una multa da 900 milioni di dollari, in marzo, la settimana scorsa Zte era stata ulteriormente punita con la messa al bando delle proprie tecnologia sul suolo statunitense per un periodo di sette anni.

Qualche giorno fa, dunque, l’azienda era stata costretta ad annunciare la chiusura della “principali attività” in territorio Usa, definendo però come “inaccettabile” l’atteggiamento di Trump e chiedendo formalmente al Buerau of Industry and Security del Dipartimento del Commercio di sospendere il decreto almeno fino al completamento delle indagini in corso.

Forse però non ci sarà bisogno di scomodare il Bureau. Da Twitter, come suo solito, Donald Trump ha fatto sapere di essere al lavoro con il presidente della repubblica popolare Xi Jinping per “garantire alla società di telecomunicazioni cinese Zte un modo per tornare velocemente alla sua attività. Troppi posti di lavoro si stanno perdendo in Cina. Una conseguenza prevedibile e di cui stranamente il tycoon si accorge solo ora, ci sarebbe da ironizzare.

Una guerra commerciale in campo tecnologico fra lo Stato federale e il Paese del Dragone certo non farebbe bene a nessuno, considerando che iflussi di import/export procedono in entrambe le direzioni, e che Zte, inoltre, è legata a colossi come Alphabet, Intel e Qualcomm, che forniscono alla cinese software (Android, soprattutto) e component hardware (Cpu, modem) . La questione è tuttavia complessa, riguardando non solo gli equilibri diplomatici internazionali (e dunque la necessità di punire chi violi le sanzioni commerciali volute dagli Usa) ma anche sicurezza e privacy dei cittadini. Più volte  la Federal Communications Commission (Fcc) statunitense ha espresso preoccupazioni in merito a produttori come Zte e Huawei, ventilando il rischio di backdoor o altre manipolazioni segrete che renderebbero possibili attacchi informatici e attività di spionaggio.

 

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