Il divario di velocità fra il commercio tradizionale e quello, sempre più composito, che rientra nella definizione di e-commerce si accentua sempre di più. I dati diffusi dall’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano-Netcomm – giunto alla sua undicesima edizione – mostrano un divario di 20 punti percentuali: in questo finale di 2012, mentre i consumi offline si contraggono del 2%, le vendite realizzate sui canali Web e mobile volano a +18% e fanno raggiungere ai siti operanti in Italia un valore di 9,5 miliardi di euro.
Ed è positivo il fatto che a crescere siano un po’ tutti i comparti merceologici e di servizi, e non solo gli acquisti di beni digitali o immateriali. La migliore performance, +33% di vendite, arriva anzi dal settore dell’abbigliamento, anche per la crescita di operatori del genere club online come yoox.com, e seguono il +27% di informatica ed elettronica di consumo e il +11% di editoria, musica e audiovisivi.
Anche nel 2012, come già negli anni scorsi, il turismo mantiene la quota di mercato più ampia (46%), seguito da abbigliamento (11%), informatica/elettronica di consumo e assicurazioni (10%), editoria (3%) e grocery (1%). La vera novità di quest’anno sta nel fatto che, per la prima volta, il valore generato dalla vendita di
prodotti, in crescita del 29%, ha superato quello dei
servizi, a +14%: 800 milioni di euro contro 750.
A che cosa è dovuta questa carrellata di segni più? Al maggior numero di transazioni e dunque sia a un incremento della frequenza di acquisto, sia all’ingresso nel mercato di nuovi “shopper digitali”, utenti che per la prima volta nel 2012 hanno sperimentato l’esperienza di fare compere da Pc, smartphone o tablet:
3 milioni di italiani, che portano da 9 a 12 milioni l’insieme degli utenti di e-commerce. Il numero degli ordini registrati nello Stivale è cresciuto del 19% per i prodotti e dell’11% per i servizi; il valore dello scontrino medio è lievitato, rispettivamente, del 7% e del 3%.
“Quasi 3 milioni di nuovi acquirenti online si sono affacciati su questo canale lasciando sorpresi gran parte degli operatori del settore” ha dichiarato
Roberto Liscia, presidente di Netcomm. “Questo balzo è da attribuire a tre ragioni principali: la
crisi, che ha fatto rompere gli indugi agli internauti ancora incerti e insicuri; la
forte diffusione degli smartphone, con 30 milioni di possessori, che ha reso più facile l’accesso a Internet educando e creando il cosiddetto fenomeno me too, che porta a modelli di consumo di massa; infine l’evoluzione dell’offerta delle vendite di abbigliamento sul modello delle cash sales, e l’offerta di coupon di servizi locali fortemente scontati che hanno dato una scossa al mercato”.
Mobile, social, couponing: i tanti volti del nuovo e-commerceOltre
al fenomeno del couponing, nato con una connotazione “lifestyle” come
offerta di servizi per il tempo libero (sport, estetica, ristorazione
ecc.) e sempre più legato anche all’abbigliamento, i temi forti di
quest’anno sono il social commerce e l’intreccio fra e-commerce per
così dire tradizionale, quello giocato sui siti Web, e mobilità.
Sul primo punto, è interessante notare come oggi il
90% dei primi 200 merchant sia presente su almeno un social network,
mentre l’80% è attivo su due piattaforme e il 60% addirittura su tre.
Facebook è lo strumento più adottato (dall’84% dei rivenditori), seguito
da Twitter (70%), YouTube (58%), Google+ (34%) e Pinterest (27%).
La
ricerca sottolinea però come questo processo non sia ancora giunto a
piena maturazione: le piattaforme 2.0 vengono sfruttate per la loro
capacità di engagement e di supporto pre/post vendita, ma ancora non
sono canali di acquisto diretto. E a confermare questo dato arriva un
monitoraggio realizzato da Forrester su 7mila transazioni online
effettuate nell’arco di 15 giorni (il periodo del rilevamento è tra
gennaio e giugno di quest’anno): risultato, appena l’1% degli acquisti
“one click” sembra derivare da un’inserzione pubblicitaria sui social,
mentre molto più efficaci si sono rivelano i risultati dei motori di
ricerca o la navigazione sui siti dei merchant.
Nei rilevamenti dell’Osservatorio, gli
acquisiti attraverso applicazioni mobili crescono invece a tripla cifra, raggiungendo un valore di
170 milioni di euro e
andando a rappresentare il 2% delle transazioni catalogabili come
e-commerce. Le app sviluppate per ambiente iOS da Apple supportano oltre
i tre quarti di questo business.