26/11/2015 di Redazione

Efficienza energetica, ancora troppi errori nei data center italiani

Sistemi Ups obsoleti, impianti di raffreddamento voraci di energia oppure layout disordinati: questi i difetti più comuni nelle sale macchine delle aziende nostrane. Emerson Network Power ci spiega perché è importante eliminarli. E prova a immaginare il f

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Risparmiare sulla bolletta fa bene all’ambiente, così come ridurre le emissioni inquinanti fa bene al portafoglio. È la logica “win win” dei data center votati all’efficienza energetica, vuoi per l’impiego di fonti rinnovabili (come nei giganteschi parchi eolici e fotovoltaici di colossi quali Amazon, Facebook ed Apple), vuoi per la capacità di ottimizzare l’utilizzo delle risorse eliminando ogni spreco. La crescente esigenza di capacità di calcolo nelle sale macchine non è certo un tema sconosciuto alle cronache, un’esigenza spinta dal boom dei dati e di applicazioni impegnative, dagli analytics all’Online Transaction Processing. E dunque contenere i consumi è un requisito essenziale affinché il necessario aumento delle performance sia sostenibile nel tempo.

A che punto siamo, in Italia, in questa evoluzione? Avviati sulla strada giusta, che però è ancora in gran parte da percorrere. “Ispezionando i data center delle aziende che ci contattano, spesso troviamo situazioni particolarmente deteriorate, con problemi che toccano addirittura l’affidabilità e non solo l’efficienza energetica”, testimonia Andrea Faeti, service sales director di Emerson Network Power in Italia. La società specializzata in sistemi per la business continuity, come gli Ups (Unit Power Supply, i sistemi statici di continuità), sempre più è considerata anche un consulente e una risorsa di supporto. Nell’iter tipico, dal sopralluogo nella sala macchine del cliente si arriva all’identificazione degli elementi su cui intervenire: la sostituzione di un Ups datato, di un impianto di condizionamento, oppure una modifica di layout che garantisca una diversa distribuzione dell’aria.  Poi, quando il “make over” del sito è completato, Emerson continua a fornire servizi “non soltanto di post vendita, riparazione e supporto”, specifica Faeti, “ma anche di mantenimento dell’efficienza energetica”.

Ciò che è efficiente oggi, infatti, non necessariamente lo sarà domani. La tecnologia di questo settore si evolve rapidamente (nell’offerta di Emerson, per esempio, non esistono prodotti più vecchi di tre anni) e in parallelo l’hardware, quindi i server, riesce a lavorare a temperature sempre più alte. “Una volta le sale macchine dovevano essere tenute a 21 gradi”, ricorda Faeti, “mentre oggi si può operare anche a 30. E questo significa che si può ridurre il condizionamento, per esempio limitandolo ai mesi caldi o alternandolo al free cooling”.

“Investiamo continuamente nella ricerca e nella messa a punto di soluzioni nuove”, aggiunge Alberto Sciamè, AC power sales director di Emerson Network Power in Italia. “I clienti e i consulenti che abbiamo intervistato ci confermano che la riduzione dei consumi è un obiettivo fondamentale nella gestione dei data center, specie considerando il costo dell’energia in Italia. Un altro elemento importante è la possibilità di espandere la sala macchine nel tempo, incrementandone le prestazioni, ma senza mai interrompere il funzionamento”.

“Nel caso di un data center creato da una decina d’anni”, prosegue Sciamè, “la sostituzione degli apparati con prodotti di nuova generazione e votati al risparmio energetico ha un ritorno dell’investimento di pochi anni, al massimo cinque. E fra i nostri clienti ci sono anche casi in cui, con la sola sostituzione dell’Ups, l’investimento si è ripagato in due anni”. A detta di Emerson, fra l’altro, uno dei fattori di inefficienza più diffusi nelle aziende italiane è proprio la presenza di Ups datati e “voraci” di energia, che restano sottoutilizzati. “Un altro errore tipico”, chiosa Faeti, “è quello di non ricorrere a una soluzione di raffreddamento specifica per i data center, bensì a degli split comuni, che impattano molto sui costi dell’energia”.

 

Il data center milanese di Fastweb

 

All’estremo opposto, in questo scenario, c’è il caso di eccellenza di Fastweb. Per il rinnovamento totale del suo data center milanese, inaugurato qualche mese fa, l’operatore di telecomunicazioni ha scelto i sistemi statici di continuità di Emerson Network Power, ritenuti in sede di gara (indetta nel 2014) i migliori per caratteristiche e rapporto qualità/prezzo. Nell’arco di circa sei mesi, Emerson Network Power ha posizionato, installato, collaudato e reso operativi gli Ups della gamma Trinergy da 800 kVA, completi di batterie e sistema di monitoraggio delle stesse. Fastware ha anche adottato il servizio di diagnostica remota e monitoraggio preventivo Life, chefornisce assistenza 24/7. Risultato: quello milanese è il primo data center italiano a poter vantare la certificazione Tier IV dell’Uptime Institute, sia per la fase di design sia per la costruzione.

 

Estendendo lo sguardo al di fuori dello Stivale, come saranno le sale macchine del futuro? Alcune tendenze si affermeranno già a partire dal 2016 e poi sempre più negli anni a venire. Cinque, per la precisione, a detta di Emerson Network Power. Si intensificherà, innanzitutto, la “caccia alle inefficienze”, sia nei data center interni alle aziende sia in quelli che forniscono servizi attraverso il cloud. Secondo una ricerca di Anthesis Group, in media i server dei data center aziendali vengono utilizzati sfruttando dal 5% al 15% della loro capacità di elaborazione; il 30% delle macchine fisiche, inoltre, è quasi inattiva ovvero non fornisce servizi di elaborazione da sei mesi o più.

In futuro, dunque, sempre più si cercherà di identificare ed eliminare l’hardware che non serve e, parallelamente, si cercheranno modi per sfruttare il potenziale di calcolo che attualmente risulta sprecato. Per esempio, creando un modello di cloud computing distribuito, in cui la capacità in eccesso viene messa sul mercato e venduta a chi ne ha bisogno.

La seconda previsione riguarda la crescente importanza dell’architettura dei centri dati, nella consapevolezza che la tecnologia da sola non basti a garantire efficienza. “I nostri clienti ci chiedono di sviluppare un'architettura su misura adatta al loro ambiente e alle loro esigenze specifiche”, conferma Franco Costa, vice president e general manager Power Systems di Emerson Network Power per la regione Emea. “Non adottano più automaticamente la tradizionale architettura energetica poiché si rendono conto che un sistema su misura per le loro esigenze è in grado di offrire ulteriori vantaggi nel lungo periodom tra cui una maggior disponibilità, efficienza e risparmi”.

 

 

La terza tendenza riguarda l’affermazione progressiva di Redfish, il nuovo standard per sistemi aperti e gestione di sistemi sviluppato da Intel, Dell, Hp ed Emerson Network Power: a detta di quest’ultima, favorirà migliore visibilità, controllo e automazione per le reti di data center. L'adozione di tale standard, inoltre, contribuirà a definire best practice per le applicazioni di Internet of Things.

Nella quarta previsione si ipotizza che il tema della sostenibilità ambientale, accanto a quello dei risparmi, diventi sempre più importante per le aziende. Si avvicina, infatti, la scadenza del 2020, anno entro cui l’Unione Europea dovrà ridurre del 20% i suoi consumi energetici rispetto ai livelli del 2007. L’ultima delle cinque tendenze in via di affermazione è quello che Emerson chiama il “data center di quartiere”: strutture periferiche, inserite all’interno di complessi aziendali o in zone residenziali ad alta densità, che funzionano come satelliti di una struttura centrale. Il loro successo dipenderà dall'uso di sistemi intelligenti e standardizzati, gestibili da remoto.

 

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