22/05/2018 di Redazione

Ennesime scuse di Mark Zuckerberg, Facebook rispetterà il Gdpr

Nell’audizione all’Europarlamento l’amministratore delegato ha chiesto scusa per il Russiagate e ribadito gli impegni della piattaforma nella lotta alle fake news. Si lavora per evitare un nuovo caso Cambridge Analytica, mentre non preoccupa la compliance

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Mark Zuckerberg ha chiesto scusa per gli errori di Facebook. Ancora una volta. Sotto la raffica di domande dell’Europarlamento, nell’audizione trasmessa da Bruxelles in diretta streaming, il Ceo della società di Menlo Park è tornato a fare ammenda dopo il caso di Cambridge Analytica e le polemiche su invasioni di privacy e dati raccolti senza permesso, e dopo aver già affrontato analoghi interrogatori da parte dei deputati e senatori del Congresso. Dopo l’introduzione di Antonio Tajani (La democrazia non deve e non può essere trasformata in un’operazione di marketing, in cui chi si impossessa dei nostri dati acquisisce un vantaggio politico”, ha bacchettato il presidente dell’Europarlamento), Zuckerberg ha recitato il suo monologo di autoelogio, ricordando le recenti modifiche alle regole di privacy, l’impegno nella lotta ai profili falsi, alle bufale e alla disinformazione politica. Ma si è anche scusato per gli errori commessi in buona fede “Nel 2016”, ha ammesso, “siamo stati troppo lenti a identificare l’interferenza russa in Facebook per le elezioni presidenziali americane. Eravamo più concentrati sui cyberattacchi tradizionali”. Da allora, però, “investimenti significativi” sono stati compiuti per evitare un secondo Russiagate. “Abbiamo fatto un miglior lavoro dal 2016, nelle elezioni francesi, tedesche e in Alabama”, ha sottolineato.

 

I parlamentari non si sono lasciati impressionare, procedendo con domande dirette. Potrà Facebook assicurare che non si ripeteranno abusi di privacy e manipolazioni come quelli compiuti da Cambridge Analytica? Perché i profili fake sono in aumento? Abbiamo la certezza che non saranno più raccolti dati di cittadini europei senza esplicito consenso? L’unico modo per evitare di essere spiati è tenersi alla larga dai social? Facebook è un monopolio che soffoca la competizione? E quante altre volte ancora il giovane amministratore delegato dovrà scusarsi pubblicamente per un qualche guaio di cui ci si accorge troppo tardi?

Uno Zuckerberg molto controllato (“robotico”, hanno ironizzato tanti commentatori della Rete) ha sottolineato gli investimenti, i posti di lavoro creati e le tasse regolarmente pagate in tutte le nazioni in cui la società è presente. E la presenza è notevole, dato che si contano diecimila dipendenti in 12 filiali di altrettante città. Il californiano ha anche ribadito la promessa già annunciata di “raddoppiare gli investimenti per proteggere gli utenti e per la sicurezza di questi ultimi” dalle minacce del terrorismo online e delle fake news, oltre a quella di portare a 20mila i collaboratori impegnati in quest’opera. Oltre all’intelligenza artificiale, che fa la prima scrematura, intervengono le persone con il fact-checking, affidato ad agenzie esterne a garanzia di obiettività: “Sono stati rimossi 580 milioni di account fasulli e contenuti di spam”, ha detto il Ceo.

Ma Cambridge Analytica è stato un caso isolato o la punta dell’iceberg? Zuckerberg ha sottolineato che ora sarebbe impossibile per uno sviluppatore di app accedere a dati su cui non sia stato dato consenso alla raccolta e condivisione, perché dal 2014 le policy ammesse nelle Api sono mutate in senso restrittivo. Per le applicazioni create prima di quella data, tuttavia, il discorso cambia: Facebook si sta prendendo la briga di verificare una a una le circa duecento app temporaneamente sospese perché sospettate di rastrellare dati con le regole precedenti alla modifica, così come ha fatto Cambridge Analytica per anni. Si è fatta menzione anche di Clear History, il nuovo strumento utile per cancellare le tracce disseminate online. Quanto alle illazioni sul dominio monopolistico della piattaforma, l’interrogato ha detto che “le persone usano diversi sistemi per comunicare e nasceranno altri concorrenti nel settore”, ma non ha saputo o voluto nominare un possibile concorrente all’ecosistema di Facebook, che come noto ingloba anche Instagram e Whatsapp.

 

 

L'interrogazione è caduta a fagiolo nella settimana in cui in Europa entra in pieno vigore il Gdpr, con associata la possibilità di sanzioni per gli inadempienti, che fra l'altro sembrano non essere pochi. Dal 25 maggio, infatti, chi venga colto in fallo a non rispettare uno o più punti del nuovo regolamento (anonimizzazione e minimizzazione dei dati, richiesta esplicita del consenso, obbligo di notifica dei data breach entro 72 ore dalla scoperta, e via dicendo) potrà essere punito con multe di importo massimo al 4% del giro d'affari. 

Riguardo al Gdpr, a Bruxelles il Ceo ha detto di aspettarsi che la sua azienda sia “totalmente compliant entro tre giorni”, quando cioè il regolamento entrerà in vigore. Forse la frase gli è uscita un po’ male, si suppone, perché certo non è verosimile pensare che in mezza settimana ci si possa allineare a un insieme di regole complesse su un tema delicato, probabilmente il più delicato nell’universo Web e social, come quello dei dati delle persone.

 

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