12/09/2018 di Redazione

Europarlamento, via libera alla riforma del copyright

Con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astenuti, Strasburgo ha approvato la contestata direttiva sul diritto d’autore nell’era digitale. Rimane, ma con qualche modifica, la link tax: riguarderà solo i colossi del Web e non Wikipedia. Al via i negoziati

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La direttiva europea sul copyright è stata approvata dal Parlamento Ue riunito in seduta plenaria a Strasburgo, con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni. Il via libera di oggi apre la strada ai negoziati con il Consiglio e la Commissione per arrivare a una versione definitiva. Il testo che ha passato l’esame dell’organo comunitario è una versione rivista e corretta di quella bocciata lo scorso 5 luglio. Da allora, gli eurodeputati hanno proposto circa 250 emendamenti, fra cui quelli presentati dal gruppo del Movimento 5 Stelle a Bruxelles e dall’Efdd (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) per stralciare i contestati articoli 11 e 13, passati alle cronache rispettivamente come “link tax” e “bavaglio del Web”. Alcune variazioni sono però state recepite. L’articolo 11, pensato per bilanciare il rapporto fra i colossi di Internet e gli editori sulla condivisione di contenuti online, esclude ora l’impiego non commerciale dei link.

Secondo la direttiva, gli editori dovranno comunque ricevere compensi “consoni ed equi” per l’utilizzo di loro materiale da parte dei “fornitori di servizi nella società dell’informazione”, ma dalle norme sono state escluse realtà come Wikipedia o le organizzazioni che sviluppano software open source. I singoli utenti, inoltre, potranno continuare a condividere liberamente collegamenti sui social network o su altre piattaforme senza timore di infrangere il copyright.

Ad ogni modo, in base all’articolo 13 i fornitori di servizi dovranno essere sempre pronti a rimuovere o a modificare i contenuti in caso di reclami e non sarà più permesso né il ricorso agli snippet (le anteprime delle notizie online) né la possibilità di riportare news complete senza pagare i corrispettivi diritti. Il relatore della direttiva, il popolare tedesco Alex Voss, ha parlato di “buon segnale per l’industria creativa e culturale europea”.

Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, ha sottolineato la “vittoria dei cittadini contro il far west digitale”. Gli editori dovrebbero essere soddisfatti, in quanto la nuova versione dell’articolo 11 continua a favorire più loro dei colossi del Web. Ma uno sbilanciamento troppo marcato nella direzione delle testate online potrebbe portare le piattaforme digitali a uscire dal business, danneggiando così i gruppi più piccoli.

 

La sede di Strasburgo del Parlamento europeo

 

La riforma è stata ovviamente appoggiata anche alle major di musica e cinema, le quali sostengono che il nuovo quadro tutelerà meglio il diritto d’autore nell’era digitale. Di segno diametralmente opposto, invece, le dichiarazioni dei partiti che più si sono scagliati contro le proposte di modifica avanzate dal Parlamento. Isabella Adinolfi del M5s ha parlato di “pagina nera per la democrazia e la libertà dei cittadini” e di “censura preventiva legalizzata”.

La palla passa ora al cosiddetto “trilogo”, vale a dire l’incontro fra Parlamento, Consiglio e Commissione per negoziare ulteriormente i dettagli delle nuove norme. Le trattative coinvolgeranno anche i singoli Paesi membri e c’è ancora la probabilità che la direttiva si areni, nel caso in cui qualche Stato decida di mettersi di traverso. I detrattori della proposta approvata oggi sperano di allungare i tempi per arrivare alle elezioni europee del prossimo maggio, che scriveranno la parola fine sull’esecutivo guidato da Jean-Claude Juncker e, quindi, anche su questo tentativo di riforma del copyright.

 

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