Facebook attraverso un membro del suo Science Team, ha
comunicato di aver rimodulato la sezione notizie di circa 700mila persone, ridistribuendo arbitrariamente i post che
comparivano nelle loro bacheche. Tali messaggi influirebbero sul nostro
morale, provocando attitudini positive o negative, che in un gioco di influenze
reciproche tendono a diffondersi. L'obiettivo di tale esperimento era quello di
comprendere il potere che ha il social
network di condizionare lo stato d'animo degli utenti.
Giusto per la cronaca il risultato è positivo, ma molti
utenti e giornalisti non hanno affatto gradito l'iniziativa. Facebook evita le
critiche citando l'ormai celebre normativa sull'utilizzo dei dati che ogni
utente deve accettare per potere utilizzare il servizio anche se, come molti fanno
notare, dare il consenso per l'uso dei dati personali non dovrebbe equivalere a
fare da cavie per esperimenti scientifici.
Il problema di questa vicenda, secondo quanto sostiene
Kashmir Hill, giornalista di Forbes "è
ciò che le società possono fare ai propri utenti senza chiedere prima o
informarli dopo". Facebook si difende scaricando le responsabilità
all'università con cui ha collaborato per realizzare la ricerca e precisa che
il tutto è stato realizzato per offrire un servizio ancora migliore all'utente
finale.
La realtà è che con questa ricerca Facebook ha scoperto che rendendo il News Feed più emotivo le
persone sono maggiormente invogliate a ritornare sul social network; questo
sarebbe il concetto di "migliorare il servizio" secondo l'azienda
californiana.
Kramer (membro del Science Team), spiega come Facebook stia
cercando di migliorare le procedure interne per sviluppare e approvare
esperimenti futuri, a tal proposito la Hill commenta che "basandosi sulle
affermazioni di Kramer e sul comunicato di Facebook, è evidente che l'azienda
ancora non capisce la preoccupazione che sta alla base di queste
critiche", prosegue ancora K. Hill, "fare test sulla possibile
manipolazione delle emozioni umane tramite la gestione dei contenuti è raccapricciante,
per non dire spaventoso".
Critiche molto nette dunque con le quali l'azienda di Mark
Zuckerberg si dovrà confrontare. Viene da chiedersi sulla base di queste
informazioni se davvero siamo noi ad essere clienti di un servizio gratuito o
se forse, ne siamo il prodotto.