14/03/2017 di Redazione

Facebook avverte gli sviluppatori: no alla sorveglianza

Il social network ha rafforzato le policy per prevenire la raccolta di dati (anche da Instagram) utile ad alimentare strumenti di vigilanza, già sfruttati in passato dalle forze dell’ordine per tracciare manifestazioni di piazza e proteste.

Stop ai dati raccolti per scopi di sorveglianza. Pressata da diverse organizzazioni statunitense per i diritti civili, tra cui la potente American Civil Liberties Union (Aclu), Facebook ha annunciato una nuova serie di policy per gli sviluppatori: le informazioni tracciate dal social network e dalle app della galassia di Menlo Park, come Instagram, non potranno essere inserite in strumenti di vigilanza e controllo. La scelta di Facebook deriva da una serie di prove raccolte dalla stessa Aclu: l’organizzazione è riuscita a dimostrare che, in diversi casi, alcuni sviluppatori hanno raccolto dati dalle Api del social network per creare tool di sorveglianza da consegnare alle forze dell’ordine. Per ogni istanza, l’azienda ha deciso di revocare l’accesso alle informazioni.

Nell’elenco figurava anche il caso di Geofeedia, una piattaforma di analytics con tecnologie di geolocalizzazione che ricavava post da Facebook, Twitter e Instagram legati a manifestazioni di piazza per rivendere le informazioni alla polizia. Lo stesso social network dell’uccellino, l’anno scorso, ha tagliato i ponti con realtà del calibro di Snaptrends e Media Sonar, coinvolte nel monitoraggio di alcune proteste avvenute su suolo americano negli anni scorsi.

“Ci siamo impegnati a costruire una comunità dove le persone si devono sentire sicure nel far sentire la propria voce”, ha scritto in un post Rob Sherman, deputy chief privacy officer di Facebook. “Adottiamo già oggi policy che limitano il modo in cui sviluppatori, inserzionisti e altri soggetti possono usare la nostra piattaforma. Nel corso degli anni abbiamo capito l’importanza di aggiornare le policy, per offrire maggior chiarezza o aggiungere feedback costruttivi”.

 

 

“Negli ultimi mesi siamo intervenuti contro gli sviluppatori che hanno creato e propagandato strumenti per la sorveglianza, violando così le nostre policy esplicite; vogliamo essere certi che tutti capiscano le regole sottostanti e come seguirle”, ha aggiunto Sherman. Non è però chiaro come Facebook potrà prevenire del tutto le infrazioni. Una cosa probabilmente impossibile, in quanto l’adozione di policy più chiare non potrà impedire agli sviluppatori di prelevare dati da consegnare a terzi.

Il social network si affida a rilevamenti automatici e manuali, così come a report che gli arrivano da gruppi come l’Aclu o Color of Change, organizzazione contro la discriminazione razziale. Questi enti hanno già fatto sapere che il prossimo passo da compiere sarà quello di applicare le policy in modo proattivo, introducendo meccanismi basati su controlli umani e su automatismi per identificare in modo efficace le violazioni potenziali, agendo di conseguenza.

 

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