09/02/2017 di Redazione

Facebook combatterà la discriminazione con l'intelligenza

Gli algoritmi di machine learning saranno impiegati per individuare in modo rapido e automatico le inserzioni pubblicitarie che violano i principi antidiscriminatori. Attenzione, in particolar modo, agli annunci di lavoro, di prestiti e di case in vendita

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Lotta alla discriminazione, con l'arma dell'intelligenza artificiale. Facebook utilizzerà gli algoritmi di machine learning per rendere più efficace l'applicazione dei principi di uguaglianza alle campagna pubblicitarie che tappezzano il social network. Un impegno già avviato mesi fa, ma che ora si intensifica facendo leva sia sulle policy, sia sulla tecnologia. Dopo mesi di incontri con esperti di marketing, di legge e di diritti civili, la società di Menlo Park passa alla fase concreta, promettendo di migliorare le procedure che impediscono la discriminazione razziale e di altro tipo.

Dopo l'impegno nel contrastare le bufale (recentemente approdato anche in Europa), ora il social network si muove in un'altra, altrettanto importante direzione. E non è un caso: a fine ottobre ProPublica, una testata giornalistica watchdog newyorkese, aveva denunciato le politiche di segmentazione applicate da Facebook alle campagne pubblicitarie: fra le cinquantamila categorie di microtargeting a disposizione degli inserzionisti, alcune riguardavano le “affinità etniche”. Se queste opzioni non necessariamente sottendono una discriminazione razziale e se possono essere intese come puro strumento di marketing, non di meno violano la legge federale statunitense se applicate a talune categorie di annuncio. Tanto il Civil Rights Act del 1964 quanto il Fair Housing Act del 1968, infatti, vietano di creare offerte immobiliari oppure offerte di lavoro dicriminatorie su base razziale, sessuale o secondo altri fattori sensibili. Ed effetticamente i gironalisti di ProPublica erano riusciti a pubblicare un'inserzione immobiliare su Facebook impostando criteri di “affinità etnica”.

Per evitare che casi come questo si ripetano, ora Facebook agirà su due fronti. La prima misura annunciata è l'aggiornamento delle policy cui devono sottostare gli inserzionisti pubblicitari. “Abbiamo reso più chiaro”, spiega un blogpost, “il fatto che non possono dicriminare le persone sulla base di attributi individuali quai razza, etnia, colore della pelle, nazionalità, religione, età, sesso, orientamento sessuale, identità di genere, status familiare, disabilità, condizone medica o genetica”.

 

 

Sul fronte tecnologico, invece, la novità è l'avvio di alcuni test su algoritmi di machine learning capaci di identificare le offerte di lavoro, quelle immobiliari e quelle di credito, ovvero le tipologie di inserzione pubblicitaria che storicamente (in modo esplicito o subdolo) hanno escluso alcune tipologie di utente. L'intelligenza artificiale servirà, dunque, a Facebook per individuare rapidamente i trasgressori, che dovranno adeguarsi alle policy e fornire un'autecertificazione di compliance; gli annunci palesemente in contrasto con le regole saranno rimossi.

In mancanza di dettagli tecnici sul sistema in sperimentazione, quel che è certo è che la piattaforma social è tutt'altro che digiuna di intelligenza artificiale, utilizzando anzi questa tecnologia a piene mani: nei newsfeed, nella distribuzione targetizzata degli annunci pubblicitari, e ora anche nella classificazione delle immagini. La società di Mark Zuckerberg, inoltre, è il quarto nome accanto a Google, Ibm e Microsoft nella alleanza recentemente varata per promuovere la ricerca e lo sviluppo in questo promettente campo.

 

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