28/09/2016 di Redazione

Facebook e WhatsApp sotto la lente dei garanti in Italia e Germania

Al centro dell’attenzione delle autorità per la privacy l’annunciato scambio dei dati utente tra le due piattaforme. Ma mentre in terra tedesca l’autorità ha già imposto lo stop alla condivisione, nel nostro Paese per ora si è solo aperta un’istruttoria c

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L’annuncio era arrivato verso la fine di agosto: Facebook, società proprietaria da un paio d’anni di WhatsApp, ha deciso di condividere i dati degli utenti delle due piattaforme per finalità di marketing. Dopo le prime reazioni emotive, ora è arrivato il momento di quelle ufficiali. Italia e Germania, in modi diversi, hanno messo sotto la lente di ingrandimento questa scelta. Nel nostro Paese è il Garante per la Privacy che ha deciso di aprire un’indagine con conseguente richiesta di informazioni alle due aziende. In Germania, invece, sono già arrivati al blocco. L’autorità tedesca che si occupa di privacy ha infatti emesso un’ordinanza con cui si chiede a Facebook di interrompere immediatamente la raccolta dei dati utente di WhatsApp e di cancellare eventuali dati già trasferiti.

Il cambio di policy, che è stato sottoscritto dalla gran parte degli utenti entro il 24 settembre scorso, non è stato quindi sufficiente a consentire al social network di proseguire con la strategia della condivisione. Johannes Caspar, responsabile dell’organizzazione per la tutela della privacy tedesca, ha sottolineato che non basta un semplice avviso da parte di WhatsApp, ma che deve essere Facebook a richiedere esplicitamente l’autorizzazione a sfruttare i dati.

In Italia, il Garante ha invitato WhatsApp e Facebook a fornire tutti gli elementi utili alla valutazione del caso. “In particolare,” si legge nella nota ufficiale, “ha chiesto di conoscere nel dettaglio: la tipologia di dati che WhatsApp intende mettere a disposizione di Facebook; le modalità per l’acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati; le misure per garantire l'esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy, considerato che dall'avviso inviato sui singoli device la revoca del consenso e il diritto di opposizione sembrano poter essere esercitati in un arco di tempo limitato”.

Il Garante ha anche chiesto alle società di chiarire se i dati riferiti agli utenti di WhatsApp, ma non di Facebook, siano anch'essi comunicati alla società di Menlo Park. Infine, viene sottolineato che nell'informativa originariamente resa agli utenti WhatsApp non si faceva alcun riferimento alla finalità di marketing più volte invece menzionate nei blog.

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