15/02/2019 di Redazione

Facebook rischia una multa miliardaria per Cambridge Analytica

Il social network starebbe trattando con la Federal Trade Commission per chiudere in modo “pacifico” lo scandalo sul trattamento irresponsabile dei dati degli utenti. Se non si dovesse trovare un accordo rimarrebbe solo la strada del tribunale.

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Stangata in arrivo per Facebook? Secondo quanto appreso dal Washington Post, il social network blu rischierebbe una sanzione multimiliardaria per lo scandalo Cambridge Analytica. L’azienda fondata da Mark Zuckerberg si sarebbe infatti seduta a un tavolo con la Federal Trade Commission (Ftc) statunitense, l’agenzia che regola il commercio a stelle e strisce, per patteggiare l’entità della multa. L’accordo al momento non sarebbe ancora stato trovato, anche se l’indagine dell’authority americana è partita a marzo 2018. Le fonti contattate dal Washington Post parlano di un’ammenda sensibilmente più alta rispetto a quella inflitta a Google nel 2012, pari a 22,5 milioni di dollari. La sanzione comminata a Big G sul tracciamento segreto dei cookie nel browser Safari è attualmente la più alta mai imposta dalla Federal Trade Commission a una società tecnologica.

Ma l’aspetto economico, per una realtà come Facebook che nell’anno fiscale 2018 ha fatturato 55,8 miliardi di dollari, potrebbe essere l’aspetto meno preoccupante della vicenda. La Ftc ha infatti il potere di imporre al social network di cambiare alcune modalità operative e in particolare quelle riguardanti il trattamento dei dati degli utenti. Il colosso di Menlo Park potrebbe anche scegliere di far saltare il tavolo e ricorrere al tribunale, ma questa decisione allungherebbe inevitabilmente i tempi e potrebbe anche far aumentare l’eventuale multa.

Ma, proprio mentre Facebook è di nuovo sulla graticola, uno dei suoi “mentori” ha deciso di scagliarsi pubblicamente contro Amazon. Sean Parker, il celebre fondatore di Napster e primo presidente del social network, ha accusato il gigante dell’e-commerce di rappresentare una minaccia per la privacy ben più grave rispetto alla creatura di Zuckerberg. In particolare, l’imprenditore ha puntato il dito contro l’assistente vocale Alexa, reo di raccogliere e conservare i dati estratti dalle conversazioni degli utenti.

“Se parlate con qualcuno davanti a un dispositivo con Alexa attivato, Amazon non vi garantisce nessuna riservatezza”, ha commentato Parker durante un dibattito al Mena Summit 2019 organizzato dal think tank Milken Institute. L’azienda di Seattle al momento non ha replicato alle accuse, ma nei mesi scorsi sono stati segnalati alcuni casi di gravi irregolarità nel “comportamento” dell’assistente vocale.

A maggio, per esempio, una coppia di Portland ha scoperto che Alexa aveva segretamente registrato delle conversazioni, inviandole poi a un contatto presente in agenda. In quel caso l’errore sarebbe stato dovuto a una scorretta interpretazione delle parole carpite dall’altoparlante Echo, che ha poi malauguratamente innescato la sequenza di comandi non voluta.

 

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