17/11/2016 di Redazione

Facebook risolve un bug e fa dietro front sui dati di Whatsapp

Il social network ha promesso miglioramenti e correttivi ai sistemi che misurano le visualizzazioni dei contenuti pubblicitari e, in seguito alle pressioni europee, ha interrotto nella Ue la condivisione delle informazioni con l’app di messaggistica.

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Facebook chiede scusa e mette mano al proprio codice per chiudere le falle. Dopo avere ammesso pubblicamente, un paio di mesi fa, di aver fornito per lungo tempo agli inserzionisti delle statistiche gonfiate sulle effettive visualizzazioni dei video pubblicitari, a causa anche di un bug software, il social network ha deciso di applicare dei correttivi. Come spiegato sul proprio blog, l’azienda seguirà tre direttrici ben precise. Innanzitutto, aumenterà le verifiche di provider indipendenti come Nielsen, comScore, Moat e Ias, aggiungendo anche altre società esterne e dando la possibilità agli inserzionisti di verificare i dati di impression accedendo ai registri dei partner. Proprio grazie alla collaborazione con Nielsen, Facebook includerà le visualizzazioni di video e contenuti Live nel Digital Content Ratings della società di analisi di mercato.

In secondo luogo, il social network blu ha deciso di formare un “Measurement Council”, di cui al momento si conosce poco, ma che servirà soprattutto per discutere e proporre nuovi strumenti di misurazione ai clienti, fungendo anche da raccordo tra Facebook e gli stessi inserzionisti. Infine, il gruppo di Menlo Park ha introdotto un nuovo processo interno di revisione delle metriche, per assicurarsi che siano sempre chiare e aggiornate.

Tutti gli update verranno comunicati ai clienti in tre modi: direttamente nei prodotti offerti, tramite i propri partner e client team e attraverso il nuovo blog Metrics Fyi. Il primo post pubblicato è relativo proprio al bug risolto dai tecnici della piattaforma, collegato agli Insight della sezione Pagine. In una delle dashboard, infatti, la somma delle visualizzazioni organiche su base settimanale o mensile (28 giorni) veniva calcolata in modo errato, senza tener conto di eventuali visite ripetute.

 

Una delle pagine di Insight di Facebook con discrepanze tra i dati

 

Nel frattempo, Facebook ha fatto marcia indietro anche in un altro campo. Dopo aver confermato, qualche settimana fa, di aver dato il via alla condivisione di alcuni dati con Whatsapp a fini pubblicitari, l’azienda è stata subissata di critiche e di esposti soprattutto in Europa. Per questo, la società ha deciso di sospendere nella Ue questa attività, almeno fino a quando non ne saranno chiariti i dettagli di fronte alle autorità di garanzia.

Lo stop esteso a tutto il continente, attivo teoricamente già dalla scorsa settimana, è stato rivelato dal Financial Times e arriva dopo l’interruzione della condivisione nel Regno Unito. In Italia si erano mossi sia il Garante per la Privacy sia l’antitrust, confermando le preoccupazioni sulla riservatezza delle informazioni già espresse a livello comunitario.

I dubbi maggiori dei singoli garanti nazionali e dell’authority europea riguardavano sia la natura dei dati (Facebook era stata molto vaga su questo aspetto), sia il fatto che i termini e le condizioni d’uso di Whatsapp non riportavano questa eventualità. Gli iscritti all’app, quindi, almeno inizialmente erano rimasti all’oscuro di tutto.

“Avevo dubbi sul fatto che i consumatori non fossero protetti in modo adeguato e posso dire che le inchieste condotte dal mio team non mi hanno fatto cambiare idea”, ha spiegato al Financial Times Elizabeth Denham, Information Commissioner del Regno Unito. “Non credo che gli utenti abbiano ricevuto le giuste informazioni rispetto ai progetti di Facebook in merito allo scambio e non penso che Whatsapp abbia ottenuto l’approvazione dagli iscritti”.

 

 

Il social network e la popolare app di messaggistica, di proprietà del colosso di Menlo Park da quasi due anni, continueranno comunque a condividere dati di back-end fondamentali, secondo le due aziende, per ragioni amministrative e per migliorare la lotta allo spam. Ma, almeno per ora, altre informazioni “sensibili” (e appetibili per gli inserzionisti) verranno risparmiate.

 

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