18/06/2013 di Redazione

Fare i backup non serve a nulla, parola di esperto

Vinton Cerf mette in guardia dall'archiviare montagne di dati digitali per la conservazione in eterno. I programmi non saranno più in grado di leggerli e diventeranno inutili. La soluzione è lavoare sui metadati.

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Molti dei dati creati nell'era digitale andranno persi, parola di Vinton Cerf, uno dei padri di Internet e coinventore del protocollo TCP/IP. Fogli di calcolo, documenti e dati scientifici prima o poi non ci saranno più, non per uno scenario apocalittico, ma semplicemente per l'obsolescenza dei programmi con cui sono stati creati.

Vinton Cerf

Nel corso del suo intervento al Computerworld Honors awards Cerf ha infatti spiegato che il software Microsoft Office 2011 installato sul suo Mac non è più in grado di leggere un file di PowerPoint creato nel 1997. "Non so cosa sia" ha ammesso.

Cerf spiega che la colpa non è di Microsoft, ma non si può ignorare il fatto che "la compatibilità è molto difficile da conservare per periodi molto lunghi di tempo", e archiviare i file su dischi fissi sicurissimi non è la risposta al problema. Un contenuto digitale è significativo solo se un software è in grado di interpretarlo

E non si parla solo di qualche presentazione in PowerPoint, che tutto sommato ha poca rilevanza. L'esempio più calzante è quello della grande quantità di dati che gli scienziati raccolgono dalle simulazioni e nelle letture degli strumenti, che è destinata a fare la stessa fine.

Bisogna salvare i metadati

Per risolvere il problema, secondo Cerf, bisogna preservare i metadati, che consentono di risalire alle condizioni in cui i dati sono stati raccolti, in che modo sono stati calibrati gli strumenti e quale deve essere la loro corretta interpretazione. I metadati sono insomma una sorta di "pergamena digitale" che consente al materiale digitale di diventare un bene durevole. Fortunatamente, conclude Cerf, il mondo è a conoscenza di questo problema molti si stanno sforzando per risolverlo.

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