10/02/2015 di Redazione

“Fiducia zero”, il mantra del chief information officer

Wieland Alge, vice president e general manager Emea di Barracuda Networks, ha analizzato l’impatto del cloud computing sulle responsabilità del chief information officer: meno abilità di programmazione, più senso degli affari. I Cio devono diventare “arch

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L’impatto del cloud computing, dei dispositivi mobili, del social business e dell’analisi dei dati è una discussione che affolla report e articoli di giornale. Ciò di cui si discute solitamente è la generale influenza della “terza piattaforma”, come la chiama Idc, sugli investimenti e sulle dinamiche aziendali. Barracuda Networks ha invece analizzato un fenomeno più specifico: l’evoluzione del ruolo del chief information officer sotto la spinta di questi cambiamenti tecnologici.

Nel suo contributo Wieland Alge, vice president e general manager Emea dell’azienda specializzata in soluzioni di networking, storage e sicurezza, ci parla di come i Cio di oggi (e sempre più quelli di domani) debbano assecondare nuove richieste, cedendo parte del loro potere di controllo e acquisendo, per contro, competenze di business inedite.
 



Lavoro collaborativo: un modello con un futuro
I Cio hanno diversi ruoli all’interno delle aziende, che variano a seconda delle dimensioni, della struttura e della complessità delle single infrastrutture adottate. Nelle aziende con più di cinquemila dipendenti, con numerosi reparti e con filiali locali e internazionali, i top-level dell’It creano le applicazioni in coordinamento con manager dei singoli dipartimenti.

Capita però ancora spesso che nelle realtà con una gerarchia chiara e “impermeabile” manchi una collaborazione tra i vari reparti. Il chief information officer diventa in questo contesto il solo regolatore. Questo modello è destinato a durare? Se consideriamo fattori sempre più significativi come il cloud, la risposta è no. 

Il cloud è uno dei fattori che costringe a uno stile di gestione dell’It collaborativo. I singoli dipartimenti diventeranno sempre più autosufficienti grazie alla nuvola e potranno contare su soluzioni che migliorano e velocizzano il lavoro. Ciò significa che i team It dovranno necessariamente gestire i processi di business, per supportare i reparti e non essere bypassati.

Questa tendenza, presente da diversi anni, sta guadagnando terreno con l’emergere della “terza piattaforma”. È già noto che i Cio sviluppano, grazie alla propria esperienza, una migliore comprensione dei processi di business e degli utenti ed è sempre più importante che trasferiscano le conoscenze acquisite nell’offerta e nelle infrastrutture.  Con l’affermarsi del cloud ai responsabili It saranno sempre meno richieste competenze di programmazione. Questa “perdita" di competenze, verrà rimpiazzata da un maggior senso degli affari. Dopo tutto, il Cio è responsabile per i processi di business ottimali sostenuti dall’It.

Il fatturato batte la compliance
Le preoccupazioni che le normative di conformità possano essere violate a causa dell’utilizzo del cloud pubblico sono infondate. Le rigorose linee guida di protezione dei dati attualmente in vigore sono obsolete e mancano completamente il bersaglio. Se il management delle aziende, i manager delle unità di business, i Cio e i revisori ritengono che l'infrastruttura It esistente non sia più funzionale e che le responsabilità debbano cambiare completamente, significa che bisogna andare in questa direzione.

Le normative di conformità non possono essere un ostacolo al cambiamento. Venendo definite al di là dei valori imposti a livello locale e dei sistemi legali, spesso non sono in linea con la realtà e con un It guidato dalle esigenze di business. In questi casi, la partita è già persa in partenza. La strategia vincente è, invece, quella che supporta il business e permette la soddisfazione dei clienti. Questo significa concentrarsi sul cloud pubblico al fine di soddisfare le esigenze del mercato e sopravvivere in un ambiente competitivo.

 

Risposta alla domanda: utilizzate servizi di cloud pubblico? (Fonte: Barracuda Netoworks, indagine condotta su 900 specialisti It, di cui 100 italiani, nel 2014)

 

La soluzione: costi inferiori e più flessibilità
Costi inferiori e più flessibilità sono le parole chiave per le piccole e medie imprese, con un massimo di 500 dipendenti, quando si tratta di esternalizzare l'It nel cloud. Una recente indagine condotta da Barracuda Networks mostra che la migliorata capacità competitiva è seconda solo ai costi in termini di vantaggi offerti dal cloud pubblico (37%). Nelle aziende con più di cinquemila dipendenti questo fattore è meno importante (29 %).

Il 58 % delle aziende intervistate vede nel taglio dei costi uno dei maggiori vantaggi della nuvola, seguito dalla maggior flessibilità che tale tecnologia comporta (40%). Questi dati suggeriscono che le aziende sono pronte all’adozione del cloud pubblico, i cui vantaggi sono troppo importanti per essere ignorati a lungo termine. Dopo tutto, il 45% dei responsabili It europei coinvolti nell’indagine sta progettando di utilizzare tale tecnologia.

Il lavoro di squadra è la carta vincente
Le due principali aree di impiego del cloud pubblico sono e saranno legate al ruolo del Cio e alla sua collaborazione con i reparti specializzati. Le tecnologie che facilitano il lavoro di squadra e i nuovi processi distribuiti – per esempio il trasferimento dei dati, la loro archiviazione e la comunicazione – sono fattori che spingono maggiormente verso l’implementazione del cloud pubblico rispetto al Crm. In questo contesto, giocano un ruolo chiave anche la mobilità e la modalità Byod, che possono realizzarsi solo attraverso la nuvola.

Il Cio è dunque chiamato a collaborare con le unità di business, come del resto conferma anche l'indagine di Barracuda. Tradizionalmente, è il reparto It a sviluppare nuovi progetti e richiedere investimenti. Questo ruolo sta cambiando con l’emergere della nuvola, che vede un maggior coinvolgimento da parte dei dipartimenti specializzati anche in conseguenza di una crescente pressione competitiva. Le unità di business sono sempre più proattive nella richiesta di investimenti legati al cloud e stanno registrando un crescente successo nell’implementazione dei propri desiderata. Dalla ricerca emerge, infatti, che se da un lato è ancora il dipartimento It il maggior  sostenitore dei servizi cloud pubblico, il secondo posto è già occupato dai responsabili delle singole unità di business. 

Architetti di infrastrutture e di contesto
Con la maggior collaborazione interdipartimentale, ci si chiede come cambi il ruolo del chief information officer. La risposta a questa domanda è tanto semplice quanto complessa: il Cio, proprio come un architetto, oltre a progettare le infrastrutture It deve costruire un contesto di “fiducia zero”, che garantisca il perfetto funzionamento dell'organizzazione.

L’idea di fondo è che la sicurezza It non deve più decidere dove tracciare la linea di demarcazione tra fiducia e sfiducia, ma piuttosto diffidare di tutto e tutti. Ogni applicazione e ogni hardware possono essere manipolati, ciascun utente può navigare su siti poco sicuri e condividere facilmente dati sensibili. In un contesto che ne rende così “semplice” la violazione, i nostri dati fanno gola a criminali informatici, servizi di intelligence e competitor, e possiamo solo immaginare le conseguenze sul business di un attacco.

La soluzione è proteggere le infrastrutture critiche attraverso “cancelli di sicurezza intelligenti”. Ogni query deve essere monitorata e tutti gli atti sospetti devono essere analizzati e bloccati sul nascere. La sfiducia deve diventare il mantra del Cio, il cui compito cambierà di conseguenza: proprio come un architetto, costruirà – senza schemi predefiniti – le singole reti aziendali, lasciando ai reparti alcune delle responsabilità che aveva in passato.

L’organizzazione che cambia
La “terza piattaforma” sta iniziando a generare cambiamenti organizzativi. Infatti, le unità di business possono soddisfare le proprie esigenze di risorse It per supportare il business in modo rapido e semplice grazie ad applicazioni cloud veloci e flessibili. In questo modo bypassano i dipartimenti It centralizzati. Se da un lato il risparmio di tempo è un vantaggio evidente, dall’altro questo nuovo modus operandi rischia di comportare sviluppi eterogenei all'interno dell’azienda. I Cio di domani dovranno quindi collaborare con i singoli dipartimenti, essere coinvolti nei progetti fin dall'inizio e assicurare che la componente It raggiunga le prestazioni desiderate, senza dimenticare il mantra della “fiducia zero”.

In conclusione il dipartimento It così come l’abbiamo concepito è destinato a scomparire perché verrà “assorbito” in altri reparti. Questi cambiamenti sono già evidenti in alcune aziende, dove sono stati gestiti brillantemente. Vi sono però molte altre realtà dove la trasformazione deve ancora iniziare o è in corso. Il cambiamento non sarà indolore per le imprese con strutture organizzative molto gerarchiche. In tal senso c’è ampio spazio per i consulenti.
 

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