18/05/2017 di Redazione

Figuraccia dell'Istituto Svedese, blocca 14mila profili Twitter

Nel tentativo di difendersi da attività di bullismo e minacce online, il curatore dell'account della Svezia @Sweden ha bloccato in massa 14mila profili. Includendovi anche ambasciatori, parlamentari, scrittori e giornalisti.

immagine.jpg

Non gruppi estremisti e fomentatori di violenza, ma una paladina di democrazia come la Svezia è l'ultimo protagonista negativo su Twitter. O meglio lo è l'account ufficiale del Paese scandinavo, @Sweden, gestito dall'ente governativo Swedish Institute, responsabile di aver bloccato in massa 14mila profili considerati meritevoli di censura. La valanga di reazioni e commenti negativi sulla piattaforma ha portato l'istituto a giustificarsi, spiegando come la lista contenesse account “specificamente dedicati all'aggressione, alla molestia e alle minacce, nonché a incitare questi comportamenti in altre persone”.

 

Il profilo è solitamente bersagliato soprattutto da gruppi di estrema destra, scontenti delle politiche nazionali svedesi su immigrazione e pari opportunità.Compilato nel tempo allo scopo di tutelarsi dalle minacce e molestie costantemente ricevute, l'elenco degli account malevoli era rimasto intoccato fino a che il nuovo curatore del profilo della Svezia (la persona incaricata cambia ogni settimana) ha pensato di bloccare in massa tutti i contatti.

 

Un eccesso di zelo probabilmente, giacché il curatore in questione, tale Vian Tahir, è un esperto di sicurezza online. Peccato però che, oltre a censurare razzismo, bullismo e profili troll, Tahir abbia in un solo click bloccato anche utenti non meritevoli di censura. Certamente, l'idea di affidare la gestione del profilo a diverse persone, in rotazione settimanale, è una pratica che favorisce il pluralismo e la libertà di pensiero, ma in questo caso specifico le scuse e la pronta revoca del blocco di massa non sono bastate a evitare la figuraccia.

 

Particolarmente imbarazzante è stata l'inclusione nella blacklist dell'ambasciatore israeliano in Svezia, Isaac Bachman, di membri del parlamento svedese, di giornalisti corrispondenti esteri e di scrittori anche di fama come Jonas Gardell.

 

 

Risolto il caso diplomatico, resta sospesa la domanda su quali siano i confini tra la libertà di espressione e la giusta lotta a razzismi, sessismi e bullismo online. “Con un'analisi approfondita di @Sweden”, ha fatto sapere lo Swedish Institute, “abbiamo osservato che i tre quarti delle attività di bullismo giungono da account che non hanno mai interagito con noi in precedenza”. Rimossa la censura, la blacklist non è stata cancellata.

 

ARTICOLI CORRELATI