18/11/2011 di Redazione

Flessibilità e standard aperti: la ricetta Oracle per innovare

La società californiana predica l’innovazione nelle imprese. E per renderla possibile spinge l’acceleratore sulla road map delle sue soluzioni, Fusion Applications in testa. Rajan Krishnan, vice president Applications product development and product manag

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Un ruolo strategico, e non solo perchè voce molto importante, quanto a ricavi generati, nel bilancio di Oracle. Le Fusiona Applications sono anche lo “strumento” attraverso il quale la società di Larry Ellison raccolgie il meglio dell’offerta messa a punto in seguito alle acquisizioni operate negli ultimi 10 anni dalla casa di Redwood Shores.

Rajan Krishnan, vice president, Applications product development and product management Emea di Oracle, è ovviamente convinto della valenza delle Fusion e lo ha ribadito chiaramente a IctBusiness in occasione di una sua recente visita in Italia: “stiamo parlando di oltre un centinaio di moduli, completi e aperti, che riducono la complessità e i costi per l’It per aumentare la capacità produttiva delle aziende

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Basate al 100% su architetture open standard, le Fusion Applications integrano la business intelligence con dashboard, strumenti di supporto alle decisioni e ottimizzazione real time. I set di moduli cui fa riferimento Krishnan sono i seguenti: Customer Relationship Management, Financials, un componente della suite di Oracle Fusion Applications, Governance, Risk and Compliance, Human Capital Management, Procurement, Project Portfolio Management e Supply Chain Management.

Come adottarle in azienda? “Possono essere utilizzate – questa la risposta del manager di Oracle - in modalità cloud o in modalità on premise e non limitano in alcun modo le possibilità di scelta dei clienti, che possono proseguire con l’upgrade delle applicazioni Oracle, passare alle Fusion o acquistare la suite completa”. Ed ovviamente pensare a quelli che saranno i prossimi aggiornamenti dell’offerta applicativa, vale a dire Peoplesoft 9.1, Siebel Crm 8.2 o la nuova versione di JdEdwards Enterprise One solo per fare qualche esempio. “La strategia continua verso l’innovazione - aggiunge il vice president di Oracle – è giustificata dall’atteggiamento del mercato. L’80% delle aziende, infatti, utilizzano le ultime due release di prodotto”.

Il mercato, da parte propria, conferma che gli investimenti in soluzioni applicative è destinato a crescere, man mano che si affermerà il modello del software come servizio. Stando ai dati che cita Krishnan, infatti, la domanda di Saas raddoppierà entro il 2014, i due terzi della crescita della produttività arriveranno dall’innovazione e i Paesi emergenti, dai quali oggi arriva il 48% del Pil mondiale (era il 30% nel 1990), puntano a fare crescere la produttività tramite l’innovazione.

In questo scenario si cala l’approccio di Oracle. “Le top company – aggiunge in tal senso Krishnan – utilizzano le analytics cinque volte di più rispetto ai low performer e gli innovation worker possono incrementare la loro produttività del 50% con soluzioni applicative tagliate su misura”. La strada è quindi segnata. Ed è per questo motivo che il gigante californiano continua ad investire nelle application ad ampio spettro, in chiave enterprise, industry e di piattaforma.

La ricetta è chiara: “more flexible, easy extension, upgrade friendly, standard based”. Il vocabolario operativo utilizzato dal Vp di Oracle riassume in quattro punti fondamentali l’idea di innovazione della compagnia, che alla voce applications rimarca anche le voci “supporto nel lungo periodo” e “coesistenza”, visto che tutte le soluzioni Fusion sono state concepite ed adattate per aggiungere valore alle soluzioni esistenti e lavorare con esse in modo del tutto sinergico ed integrato.

Trasformare i processi di business è quindi il fine ultimo, senza dimenticare che elementi forti della pro position Oracle sono le soluzioni social e quelle per il business in mobilità. E poi, naturalmente i servizi nella nuvola. Il riferimento cui rimanda Krishnan è ovviamente Public Cloud, la piattaforma presentata all’ultimo Openworld, e cioè un set di servizi integrati che offre alle aziende l’accesso in modalità self service, tramite abbonamento, alle Fusion Applications (in particolare Crm e Human Capital Management), a Fusion Middleware e all’Oracle Database.


Solaris arriva a quota 11
La scorsa settimana è stata importante in casa Oracle anche per un annuncio di prodotto previsto da tempo. La società ha infatti lanciato la versione 11 del sistema operativo Solaris 11, focalizzato al mondo cloud e non a caso battezzato come il primo “Cloud OS” al mondo.
 
In termini funzionali, Solaris 11 è compatibile sia con le piattaforme server Sparc che con macchine x86, offre numerosi strumenti per gestire la virtualizzazione ed è naturalmente ottimizzato per interagire con Oracle Database 11g e Fusion Middleware 11g, oltre ad assicurare la compatibilità con le migliaia di applicazioni offerte attraverso il Solaris Binary Application Guarantee Program.

Tra le novità tecniche più rilevanti di Solaris 11 c’è Zone, un avanzato sistema di gestione e provisioning di risorse virtualizzate che consente di creare molteplici ambienti privati di elaborazione all’interno di una singola istanza del sistema operativo.

Nel presentarlo al mercato, Oracle ha giocato il jolly del benchmark SPECjvm2008, che conferma un incremento prestazionale del 41% rispetto a Solaris 10 quando il nuovo software lavora in combinazione con i server Sparc T4-2 e la HotSpot Java Virtual Machine. Da notare infine come Solaris 11 sia già in produzione in 700 aziende di primo piano a livello mondiale e nel mondo e in esercizio su quelli che sono i “gioielli” hardware” di Larry Ellison, e cioè la Oracle Exadata Database Machine e i sistemi Exalogic Elastic Cloud.


Ha collaborato Gianni Rusconi

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