25/08/2016 di Redazione

Francia e Germania chiedono una crittografia più “debole”

I ministri degli interni dei due Paesi hanno fatto trapelare l’ipotesi di un pacchetto normativo comunitario che possa obbligare società come Telegram a fornire contenuti e messaggi scambiati sulle applicazioni, anche se codificati. L’obiettivo è facilita

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Gli occhi dell’Unione Europea sono puntati sui sistemi crittografici. “Le comunicazioni effettuate su app come Telegram devono poter essere identificate e utilizzate nel corso di eventuali procedimenti giudiziari”, ha affermato il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, dopo un incontro a Parigi con l’omologo tedesco Thomas de Maiziere. Secondo il quotidiano irlandese Independent, i due politici avrebbero spiegato come la Commissione europea stia studiando la possibilità di proporre un atto legislativo che introduca “diritti e obblighi per gli operatori”, per costringerli a rimuovere contenuti illeciti e a decodificare le comunicazioni parte di indagini. La normativa si applicherebbe a tutti gli operatori e a tutti i fornitori di servizi, indipendentemente dalla loro sede legale dentro o fuori la Ue.

L’intervento legislativo sulla crittografia, sempre più centrale per la privacy moderna, sarebbe parte di un più ampio pacchetto di misure di sicurezza proposto da Francia e Germania per contrastare il terrorismo. Cazeneuve ha addirittura parlato della necessità di “armare le nostre democrazie sul tema della crittografia”. L'auspicio dei due ministri è che l’argomento finisca all’ordine del giorno durante il vertice di Bratislava il 16 settembre.

Come riportato dalla testata Mobile World Live l’intenzione non sarebbe quella di intervenire ad ampio spettro sulla crittografia, ritenute centrale per certi ambiti (come quello bancario), ma di poter chiedere a società come Telegram maggior cooperazione sulle comunicazioni criptate in caso di indagini contro il terrorismo. Il tema dell’impenetrabilità dei messaggi codificati è emerso con forza lo scorso febbraio, quando Apple si rifiutò di intervenire su iOs per aiutare l’Fbi a leggere il contenuto dell’iPhone dell’attentatore di San Bernardino.

 

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