28/06/2016 di Redazione

Frodi finanziarie in ascesa, ma le vittime se ne accorgono prima

Secondo l’Osservatorio Crif, lo scorso anno in Italia oltre 25mila vittime hanno perso 172 milioni di euro a causa di frodi basate sul furto di dati. Sale l’importo medio sottratto, mentre si riducono le tempistiche di scoperta della truffa.

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Ventincinquemila vittime, anzi 25.300, e 172 milioni di euro andati in fumo. A tanto ammonta il bilancio delle frodi creditizie verificatesi in Italia nel 2015, stando ai conteggi dell’Osservatorio Crif. Le interazioni tecnologiche sono spesso la fonte dei problemi, ed è ben noto quanto per i criminali informatici stia diventando facile entrare in una casella email o nell’account personale di un qualsiasi servizio in cui l’utente sia registrato. Basti ricordare l’ultimo caso eclatante, quello dei 117 milioni di profili di LinkedIn violati nel 2012 e recentemente diventati merce di compravendita sul Web. Dal data breach alla frode il passo è breve, perché i malintenzionati possono sfruttare indirizzi, codici fiscali, password e altri dati con cui effettuare pagamenti o acquisti dal conto della vittima.

Alcuni metodi “tradizionali” di frode, come le firme flasificate su libretti degli assegni rubati, ancora continuano a fare danni, ma la componente “informatica” è quella più in ascesa. “Oltre al fatto che le frodi rimangono un fenomeno che non conosce crisi, l’evidenza che emerge dall’analisi Crif relativa all’anno 2015 è senza dubbio la fantasia dei criminali che, all’innalzarsi dei sistemi di sicurezza, rispondono cercando sempre nuovi modi per raggiungere i loro obiettivi”, ha commentato Beatrice Rubini, direttore della linea MisterCredit di Crif. “Molti dei nostri dati personali sono accessibili sul Web e i criminali possono trovarli facilmente, grazie ad attacchi informatici e furti di dati dai social network: sono infatti notizie recenti i furti di password degli account Twitter e LinkedIn”.

Lo scorso anno la forma tecnica dei prestiti finalizzati ha continuato a fare il la parte del leone, tanto che 74,3% dei casi di frode interessa questa tipologia di prodotto: il criminale utilizza le credenziali della vittima per ottenere finanziamenti e prestiti, ben sapendo di non voler saldare mai il proprio debito. Si è registrato, inoltre, un forte aumento per le truffe perpetrate sulle carte di credito (+51% rispetto al 2014).

 

 

Rispetto al 2014, lo scorso anno si è registrata anche una crescita dell’importo medio frodato: si è ridotto a meno di un terzo dei casi (32,8%) il sottoinsieme dei furti inferiori ai 1.500 euro, mentre quelli compresi fra i 3.000 e i 5.000 euro sono aumentati a doppia cifra (+32%). Parziale buona notizia, in questo scenario sconsolante, è la riduzione dei tempi di scoperta: più di metà delle vittime si accorge di essere stata truffata entro sei mesi. Si tratta, in ogni caso, di tempistiche molto dilatate e favorevoli ai criminali, senza contare poi la permanenza di un 16% di episodi che non vengono scoperti prima di tre anni dall’accaduto (e la metà di questa fetta addirittura impiega più di cinque anni).

 

 

Nell’ambito dei prestiti finalizzati, il 38,5% dei casi ha avuto per oggetto l’acquisto di elettrodomestici, e a seguire spiccano il comparto auto-moto (con il 13,8%), quello l’arredamento (8,1%) e l’elettronica/informatica/telefonia (6,8%). Rispetto ai volumi di credito erogato, invece, spicca l’incidenza delle frodi per viaggi e tempo libero, consumi e spese professionali. Una curiosità: fra le vittime, il 64,1% è di sesso maschile. Le regioni italiane più bersagliate da casi di frode finanziaria nel 2015 (così come l’anno precedente) sono state Campania, Lombardia, Sicilia e Lazio.

 

 

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