07/07/2014 di Redazione

Fujitsu si riorganizza e investe due miliardi di dollari

Una nuova struttura interna, due miliardi di dollari di investimenti nei prossimi due anni, grande attenzione al cloud e focalizzazione sulle nuove tecnologie porteranno l’azienda giapponese a servire meglio le grandi multinazionali. Intanto sono stati pr

immagine.jpg

Finita la fase di difesa, è ora il momento di passare all’attacco. La strategia di Fujitsu è chiara: conclusa la ristrutturazione, adesso bisogna puntare a una crescita significativa sostenuta da grandi investimenti e novità tecnologiche. A illustrare i piani della società giapponese per i mercati europeo, africano e indiano, oggi tutti riuniti sotto uno stesso ombrello, è Duncan Tait, Corporate Senior Vice President, Head of EMEIA (Europe, Middle East, India and Africa). “Stiamo  cambiando il modo di gestire l’azienda,” afferma. “Oggi abbiamo per la prima volta un unico quartier generale che segue le operazioni di Giappone, EMEIA, le Americhe, l’Asia e l’Oceania”. Il senso di questa mossa è quello di servire meglio le grandi multinazionali, che hanno bisogno di strutture decisionali più snelle tra i fornitori, in modo da seguire con agilità anche i più complessi progetti globali. Secondo Duncan, grazie alla nuova struttura, le decisioni più importanti potranno essere prese da un team internazionale composto da sole quattro persone.

Duncan Tait è Corporate Senior Vice President, Head of EMEIA (Europe, Middle East, India and Africa) di Fujitsu.


A livello di investimenti, Fujitsu ha varato un piano molto ambizioso. “Abbiamo deliberato un  investimento di due miliardi di dollari nei prossimi due anni per accelerare la nostra crescita, investendo in business innovation e social innovation, con l’obiettivo di aumentare il fatturato soprattutto al di fuori del Giappone,” spiega Duncan. Ci sono quattro pilastri su cui Fujitsu vuole basare la sua crescita: la reputazione presso i clienti - con una velocità di risposta migliore rispetto a quella dei concorrenti - la qualità dei propri dipendenti, la scelta di essere un’azienda “responsabile” su ogni fronte delle sue attività e la ricerca di risultati economici positivi in tutte le sue attività, ovvero servizi, tecnologia e soluzioni.

Per i clienti vogliamo essere il migliore punto di riferimento, scommettendo sulla nostra reputazione,” commenta Duncan. “Siamo particolarmente bravi a reagire velocemente facendo lavorare il management locale”. Gli spazi di crescita, secondo Duncan, stanno soprattutto nelle grandi aziende multinazionali, visto che a livello di pubblica amministrazione Fujitsu è già molto ben posizionata. “Nei prossimi sei mesi punteremo molto sulle prime cento aziende,” conferma. “Molte di loro vogliono un fornitore che le segua in tutti i paesi del mondo, e con il modello organizzativo che avevamo in precedenza per noi è stato difficile farlo.

Oggi Fujitsu EMEIA conta circa 27mila dipendenti che parlano oltre trenta lingua in cento paesi. I siti produttivi sono in Spagna e Germania, mentre i data center sono 62 (principalmente in UK, paesi nordici e Germania). Ad Augusta ci sono oltre mille ingegneri dedicati ai data center e oltre quattrocento sviluppatori. Tutto questo si traduce in continua evoluzione. Nei giorni scorsi la società ha annunciato una serie di nuovi sistemi integrati, il rinnovamento dell’offerta definita “Cluster in-a-box” e la sua intenzione di spingere in modo sempre più convinto sulle iniziative cloud.

I nuovi Sistemi Integrati, che altri fornitori definiscono anche sistemi convergenti piuttosto che infrastrutture unificate, comprendono numerose varianti, che vanno dalla semplice infrastruttura per un uso generalizzato fino a sistemi dedicati ad applicazioni specifiche. In totale i casi d’uso immaginati da Fujitsu sono otto, e vanno da ambienti Sap e Microsoft fino a soluzioni dedicate all’analisi dei Big Data e alla sicurezza IT, dalla virtualizzazione dei server a quella dell’infrastruttura desktop, dal cloud privato all’High Performance Computing (Hpc). I vantaggi dell’adozione dei Sistemi Integrati, secondo Fujitsu, sono numerosi: maggiore velocità nell’installazione, ritorno sull’investimento più rapido, compatibilità tra componenti hardware e software garantita, aggiornamento nel tempo, riduzione dei rischi, spese operative e in conto capitale più contenute, maggiore focalizzazione sul business piuttosto che sull’IT.

I nuovi Sistemi Integrati di Fujitsu sono stati studiati per otto casi d’suo differenti.


La nuova generazione di Cluster in-a-box proposta da Fujitsu offre funzioni di elevata disponibilità, grazie alla ridondanza dei suoi componenti. La soluzione si basa sui server Primergy e sfrutta la piattaforma Microsoft Windows Server 2012 R2. Dal punto di vista dello storage possono essere scelte configurazioni con unità allo stato solido e in caso di bisogno il sistema può fungere anche da Nas: grazie alle batterie di storage Eternus Jx60 aggiuntive può arrivare a gestire fino a 140 dischi. Il Cluster in-a-box è disponibile in due formati: un piccolo “mini-rack” completo di tutto o il classico formato da armadio.

Sul fronte cloud, Fujitsu ha tracciato il bilancio del primo anno della Fujitsu Cloud Initiative, che ha portato a una vasta offerta di servizi IaaS, PaaS e SaaS. Tra le novità che hanno appena visto la luce c’è l’offerta PaaS battezzata RunMyProcess, frutto di un’acquisizione realizzata nello scorso aprile. La soluzione consente a persone prive di competenze IT di costruire e digitalizzare processi aziendali sfruttando componenti predefiniti e applicandoli a processi complessi con la tecnica del “drag&drop”. Tutto funziona in modo trasparente su ambienti on-premise, cloud e mobili.

L’incontro con il management Fujitsu è stata anche l’occasione per visitare il data center di London North, nato nel 2008 e certificato Tier III sia per quanto riguarda la disponibilità sia per quanto riguarda l’efficienza energetica. Sul primo fronte, per essere qualificato come Tier III un data center deve offrire una disponibilità minima pari al 99,982%, con un massimo di interruzioni pari a 1,6 ore all’anno e ridondanza N+1. Sul fronte dell’efficienza energetica, il data center Fujitsu di London North ha raggiunto un Pue (Power Usage Effectiveness) di poco inferiore a 1,4. A caratterizzare il sito c’è il sistema che garantisce la continuità operativa in caso di mancanza di corrente basato non su Ups ad accumulatori, ma su generatori diesel accoppiati a volani che garantiscono l’alimentazione anche nel periodo che intercorre tra la mancanza di corrente e l’avvio dei generatori stessi.

I generatori diesel sono accoppiati a volani che garantiscono alimentazione senza interruzioni.


Intanto, guardando al futuro, Fujitsu nutre un grande interesse nei confronti della fotonica applicata all’IT. Disponendo di sufficiente velocità per la trasmissione dei dati, si possono ipotizzare dei server disaggregati, dove la capacità di elaborazione dialoga con pool di memoria, pool di potenza grafica, pool di storage e pool di sistemi di I/O che fisicamente possono trovarsi anche staccati tra loro. Tradizionalmente, invece, per velocizzare le comunicazioni la memoria deve trovarsi fisicamente vicina alla CPU.

L’idea, o meglio la visione, di Fujitsu è quella di utilizzare un sistema completamente diverso basato sulla Silicon Photonics (SiP), che già oggi può garantire una potenza di 250mW/Gbps, a una distanza di 300 metri e con una velocità di trasferimento di 0,8 terabyte al secondo bidirezionali. Fujitsu sta sperimentando l’aggregazione di sei cavi in fibra estremamente flessibili che possono essere posizionati anche sulle schede senza ostacolare i flussi d’aria per il raffreddamento.

Un prototipo permette già oggi di collegare un server a un sistema di storage flash, garantendo assenza di latenza, esattamente come se lo storage fosse posizionato sull’interfaccia PCIe del server. In pratica, sul server e sul sistema di storage si utilizzano collegamenti in rame, mentre per il passaggio da un sistema all’altro si utilizza la tecnologia ottica. Lo stesso concetto si potrebbe utilizzare per memoria, sistemi di input/output e processori grafici. Secondo Fujitsu, questa è una visione che potrebbe concretizzarsi nel giro di due o tre anni. La tecnologia è al momento sviluppata dal consorzio Mcx e nasce per iniziativa di Intel, di cui Fujitsu è partner sin dall’inizio.

ARTICOLI CORRELATI