03/08/2016 di Redazione

Girandola di voci su Hpe, dove porta la strategia di Meg Whitman?

Nuovi rumors suggeriscono la possibile vendita della società o di alcune divisioni relative al software, nel tentativo di concentrarsi sul più redditizio hardware. Nessuna conferma, ma un precedente: il recente annuncio della cessione degli Enterprise Ser

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In un’estate ricca di acquisizioni (la più travagliata quella di Yahoo da parte di Verizon, la più ricca quella di NetSuite da parte di Oracle), fra i colossi dell’It c’è forse chi sta considerando di vendere parti del suo business o addirittura l’intera società: Hewlett Packard Enterprise. Si tratta soltanto di indiscrezioni, ma certo interessanti perché proprio Hpe, insieme alla società “sorella” Hp, lo scorso anno è stata protagonista di una delle scissioni più clamorose della storia dell’informatica.

Lo split avrebbe dovuto generare due realtà più focalizzate, snelle e indipendenti, e così è stato. Ma forse non abbastanza, se fossero vere le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, che suggeriscono l’interessamento di società di private equity. In un primo momento dal sito di The Information erano circolate voci su nomi specifici, come Kkr & Co Lp, Apollo Global Management Llc e Carlyle Group Lp, i quali sarebbero stati in fase “esplorativa” per un eventuale maxi-acquisto da oltre 40 miliardi di dollari.

Reuters, invece, sulla base delle dichiarazioni una “persona informata sui fatti”, aveva fatto sapere che alcune non specificate società di private equity sarebbero interessate ad acquisire singole parti di Hpe. Si tratterebbe di asset legati al software, corrispondenti a un valore compreso fra i 6 e gli otto miliardi di dollari, che l’azienda di Meg Whitman vorrebbe cedere.

Quali asset? Restando sempre nel territorio delle indiscrezioni, qualche nome era arrivato già un mese fa da Bloomberg: secondo una fonte anonima, l’azienda intenderebbe vendere alcuni prodotti a suo tempo incorporati per acquisizione, come Autonomy, Mercury Interactive e Vertica Systems. E alcune trattative, secondo la persona “informata sui fatti”, sarebbero già state avviate ma ancora in fase acerba, forse destinate a risolversi in un nulla di fatto.

 

Hpe si conferma leader nel mercato dei server, secondo i dati di Gartner sul primo trimestre

 

Oggi, a un mese di distanza dalle prime voci di corridoio, né Hpe né le società di private equity interpellate da Reuters hanno rilasciato commenti. Quanto ai fatti, fuori dalle indiscrezioni, il dato certo è che l’azienda californiana continua a essere un grande nome dell’hardware, mentre le vendite di software non stanno brillando. I numeri del secondo trimestre dell’anno fiscale in corso indicano una crescita annua del 7% dei prodotti hardware, fra cui dispositivi di storage, server (in cui Hpe è il leader di mercato, secondo Gartner, con una quota del 25,2% sulle vendite mondiali) e apparati di rete, con un giro d’affari di 7 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, invece, i ricavi del software sono calati del 13% anno su anno.

 

 

E non è tutto: lo scorso maggio è stato annunciato lo spin-off della divisione Enterprise Services, responsabile di un buon 30%-40% di fatturato ma colpevole di margini operativi in calo.  La business unit è stata scorporata e fusa con Csc, un fornitore di servizi It aziendali e dunque concorrente di Hpe, di cui però la stessa Hpe ha acquisito il 50%. 

L’intricato intreccio, riassunto nell'espressione "spin-merge", nasconde dunque più che un semplice disinvestimento: a iter completato, nel 2017, risulterà una nuova entità (dal nome ancora non svelato) nel cui consiglio di amministrazione una poltrona sarà riservata a Meg Whitman, mentre il ruolo di guida resterà all’attuale presidente e Ceo di Csc, Mike Lawrie. Ora, con le nuove indiscrezioni estive, c’è da chiedersi se per Hpe la “cura dimagrante” sia destinata a continuare e se lo sia con semplici operazioni di vendita o con strategie più complesse, come quella adottata per i servizi enterprise.

 

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