07/02/2011 di Redazione

Gli indirizzi internet sono finiti. Carrier, ora sveglia!

L'ultimo blocco di indirizzi Ipv4 sono stati assegnati ai vari registrar mondiali giovedi scorso. Ora è tempo di avviare la migrazione al nuovo protocollo Ipv6, ma gli operatori telco sono indioetro, e quelli italiani più di tutti gli altri

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“Oggi è uno dei giorni più importanti della storia di Internet”. Rod Beckstrom, numero uno dell’Icann, l’ente internazionale che gestisce i domini della grande Rete, si era espresso così lo scorso giovedi, al momento presenziare all’assegnazione da parte di Iana (Internet assigned numbers authority) l’ultimo blocco di indirizzi Ipv4 ai “registrar” abilitati ad assegnare i nomi di dominio in tutto il mondo. Un giorno importante, che ha sancito però quanto gli esperti avevano predetto: di indirizzi Ipv4, lo standard alla base delle comunicazioni da computer e a computer via protocollo Internet, non ce ne sono più. Sono esauriti. Appunto, e ora?

La risposta è scontata, ma non banale: inizia la necessaria transizione verso lo standard più evoluto, l’Ipv6, che risolve (quasi) definitivamente il problema di ritrovarsi senza indirizzi da assegnare. Detto che passeranno un po’ di mesi prima che i registrar esauriscano le ultime scorte di indirizzi assegnandoli a soggetti privati e pubblici, l’allarme lanciato da Beckstrom è sconcertante: potrebbe nascere un mercato nero dell’Ipv4, popolato da soggetti non autorizzati che cominceranno a vendere indirizzi alle aziende.

Gli indirizzi Ipv4 sono finiti, è tempo di migrare al nuovo protocollo Ipv6



In realtà il rischio che si sviluppi un “black market” in stile software piratati o carte di credito è ridimensionato in partenza da due fattori: le grandi aziende e organizzazioni faranno maggiore ricorso a soluzioni tecniche come il Nat (Network address translation o Native address translation) e cominceranno a adottare l’Ipv6 per le comunicazioni off line, dentro i datacenter per esempio. Prima di navigare su siti e usufruire di servizi basati sul nuovo protocollo in modo pubblico e su scala globale bisognerà invece aspettare ancora parecchio, al momento siamo ancora alla fase di sperimentazione. L’8 giugno si celebra l’iPv6 day – Google, Microsoft, Facebook, Yahoo! e vari altri abiliteranno i propri siti al supporto del nuovo standard – ma si tratta solo di un “esercizio” limitato a sole 24 ore.

Il vero passo in avanti lo devono fare come noto gli operatori telco, riconfigurando i propri apparati di rete. E quelli italiani, stando alle rilevazioni del Ripe (Regional internet registry europeo), sono indietro: solo il 25% dei carrier attivi in Italia ha richiesto già indirizzi Ipv6, contro il 50% di quelli che operano in Germania e il 39% e il 34% di quelli di Francia e Regno Unito rispettivamente.

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