29/04/2020 di Redazione

Google-Apple, tra due giorni le API per combattere il virus

Nel giro di poche settimane le due aziende hanno dato il via a una collaborazione per gettare le basi tecniche delle app che aiuteranno a tracciare i contatti. Ecco come è nato tutto.

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Se tutto va come previsto, tra un paio di giorni Google ed Apple dovrebbero rilasciare le API su cui si baseranno molte delle app di tracciamento dei contatti che serviranno a cercare di combattere la diffusione del virus. La pandemia e la spinta di molti governi hanno infatti convinto, per altro con molta rapidità, le due aziende a collaborare, cosa impensabile fino a poche settimane fa.

Ma come è nata, da un punto di vista pratico, questa cooperazione? E cosa si cela dal punto di vista tecnico dietro le API che stanno nascendo? La risposta a queste domande arriva da una dettagliata ricostruzione fatta da CNBC. Secondo la nota testata, le due aziende si sarebbero messe autonomamente a lavorare su questo problema nel mese di marzo, Apple con un progetto battezzato “Bubble” e Google con uno chiamato “Apollo”. Le riflessioni iniziali erano quelle di trovare un sistema che permettesse di raccogliere i dati indispensabili, ma senza creare pericoli per la privacy.

Il mese scorso, erano molti i governi che pensavano a un approccio centralizzato e potenzialmente rischioso: raccogliere i dati degli utenti e inviarli a un server centrale per l’elaborazione, l’emissione degli alert e lo studio. Dato che l’idea di usare il GPS è stata subito esclusa da tutte le autorità occidentali, questa ipotesi si è scontrata con i limiti tecnici dell’uso del Bluetooth. Avere sempre in funzione questa radio, infatti, riduce notevolmente l’autonomia dei dispositivi, e in più i prodotti Apple impediscono l’invio di dati all’esterno. La società ha avuto contatti con rappresentanti tedeschi e francesi, ma non ha voluto cedere su questo punto, offrendo però piena collaborazione.

Per trovare una soluzione efficace, però, non sarebbero certo bastati gli iPhone. Così è iniziata la collaborazione con Google. Secondo la ricostruzione fatta da CNBC, le due aziende hanno cominciato a dialogare già a marzo, per poi arrivare, il 10 aprile, all’annuncio congiunto fatto dal CEO di Apple Tim Cook e dal CEO di Alphabet Sundar Pichai.

La soluzione escogitata, che viene definita come “notifica dell’esposizione” e non come “tracciamento dei contatti”, è costituita da una serie di API che consentono a telefoni Android e iOs di scambiarsi informazioni via Bluetooth, ma con un meccanismo che dovrebbe salvaguardare, almeno parzialmente, l’autonomia. L’idea è quella di trasmettere dei codici crittografati generati da un’app che cambiano continuamente in modo casuale, monitorando la presenza di altri dispositivi nelle vicinanze.

Quando due smartphone si “incontrano”, si scambiano il codice in quel momento attivo e lo memorizzano sul dispositivo. Quando a una persona viene riscontrata la positività al Coronavirus (e questa aggiorna le informazioni sullo smartphone), l’app invia a un server le chiavi crittografate che erano state usate per generare i codici nelle settimane precedenti. Chiunque scarichi poi queste informazioni sul proprio dispositivo potrà sapere se è stato potenzialmente esposto al contagio. Un meccanismo di questo tipo impedisce l’identificazione delle identità personali e il tracciamento della posizione.

Una delle richieste pendenti è quella di poter conoscere almeno l’area geografica, attraverso il codice di avviamento postale, per poter capire in quali zone il virus si sta espandendo. Alcuni ricercatori della Oxford University ritengono comunque di avere già visto risultati promettenti tramite un modello teorico. “Il nostro modello”, scrive Christophe Fraser, autore senior del report pubblicato dal Nuffield Department of Medicine della Oxford University, “evidenzia che se il 60% circa della popolazione utilizzasse un’app di questo tipo, la pandemia potrebbe essere fermata. E anche con numeri più bassi, stimiamo comunque una riduzione del numero di casi di Coronavirus e di decessi”.

Una volta rilasciate le API di Google ed Apple toccherà agli sviluppatori di applicazioni integrarle e proporre le app complete. Questo potrebbe avvenire abbastanza rapidamente, a patto che i vari governi non si ostinino a chiedere soluzioni troppo personalizzate. Sarebbe questo il momento ideale per mostrare un’Europa davvero unita.

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