05/04/2018 di Redazione

Google come il Portogallo, paladini dell'energia rinnovabile

La società di Mountain View e il Paese europeo affacciato sull'Altantico hanno in comune un vanto: hanno raggiunto (l'una nel 2017, l'altro nel mese di marzo) il pareggio fra elettricità consumata ed energia pulita prodotta o acquistata.

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Google e il Portogallo hanno qualcosa in comune: sono due portabandiera delle energie rinnovabili. Il Paese europeo affacciato sull'Atlantico ha raggiunto nel mese di marzo il bilanciamento fra elettricità consumata e gigawattora prodotti tramite impianti eolici, fotovoltaici, idroelettrici e “ibridi” (una combinazione degli ultimi due). Il colosso della Silicon Valley, invece, ha con soddisfazione annunciato di aver superato il traguardo della piena sostenibilità energetica: il consumo di elettricità è corrisposto dall'acquisto di un'analoga, anzi superiore quantità (in kilowattora) di risorse prodotte da impianti fotovoltaici ed eolici. I data center, gli uffici e le altre attività di Google in giro per il mondo non sono, dunque, totalmente alimentate da fonti rinnovabili, ma quel che conta è il bilanciamento dei consumi di elettricità con l'acquisto di altrettanta, anzi maggiore, quantità di energia “pulita”.

Poco più di un anno fa avevamo annunciato di essere al passo con la tabella di marcia per acquistare abbastanza energie rinnovabili da bilanciare il consumo di elettricità fatto nel corso dell'anno”, scrive Urs Hölzle, senior vice president, technical infrastructure della società di Mountain View. “Abbiamo terminato di calcolare le quantità usate da Google nel 2017 ed è ufficiale: abbiamo raggiunto l'obiettivo”. E nessun'altra società fornitrice di public cloud, al momento, può affermare la stessa cosa.

Come spiegato da Hölzle, non è possibile “alimentare” una società delle dimensioni di Google usando soltanto fonti rinnovabili, ma per ogni kilowattora di elettricità consumata viene aggiunto un kilowatt di energia pulita a una qualche rete. “Quella energia rinnovabile”, specifica il vice president, “può essere stata prodotta in un altro luogo o in un altro momento rispetto alle operazioni dei nostri data center e uffici. Ma quel che conta è che si aggiunga nuova energia da fonti pulite ai sistemi elettrici”, e che le quantità si equivalgano.

 

 

 

Rispetto alla concorrenza, Google sembra aver puntato finora di gran lunga soprattutto sul vento, mentre Apple è l'operatore che più si scalda con il sole trasformato dagli impianti fotovoltaici. Molti i progetti realizzati negli ultimi anni dalla Mela e diversi quelli in corso, fra il nuovo campus di Cupertino e il Nevada, ma anche Microsoft è impegnata ad aumentare la porzione di energia prodotta dai pannelli solari attraverso un imponente progetto localizzato a Singapore. Per fare qualche confronto tra chi è più o meno “ecologista”, considerando non solo le quantità di fonti rinnovabili usate ma anche la trasparenza e le politiche di acquisto, è interessante la classifica stilata l'anno scorso da Greenpeace: Google, Apple e Facebook si meritano il massimo dei voti, seguite da Microsoft, Salesforce e Adobe, mentre la scarsa trasparenza fa meritare ad Amazon solo una sufficienza. Oracle e Samsung non brillano per impegno, ma i giudizi più severi ricadono sulle cinesi Alibaba e, ancor peggio, su Tencent e Baidu.

 

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