29/04/2015 di Redazione

Google investe nel giornalismo digitale: tregua con gli editori

Il colosso di Mountain View ha lanciato la Digital News Initiative, per supportare il lavoro delle redazioni europee nella svolta verso un’informazione Web di qualità. Sul piatto 150 milioni di euro per finanziare corsi di formazione e sviluppare nuove te

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La guerra perenne tra Google e gli editori sembra essere approdata a un trattato di pace. Se non permanente, almeno temporaneo, corroborato da una discreta quantità di euro. Big G prevede infatti di mettere sul piatto 150 milioni nei prossimi tre anni, sotto forma di finanziamenti e borse di studio, per supportare tramite la Digital News Initiative una svolta verso un giornalismo digitale di qualità. Un cambiamento prima o poi necessario, considerando che nel 2014 circa il 37% della popolazione europea leggeva notizie su dispositivi mobili e che, presto, il numero di smartphone circolanti nel mondo supererà i due miliardi. La casa di Mountain View vuole quindi far crescere progetti che concretizzino un nuovo approccio al giornalismo digitale. Ma, ovviamente, il motivo non è solo questo: dietro le quinte c’è probabilmente la volontà di far dimenticare le continue diatribe con gli editori, che più volte si sono scagliati contro i News Feed del colosso Usa, colpevoli di deviare il traffico Web dalle fonti originali (ma anche meritevoli di generare traffico in entrata).

Seconda motivazione: Google ormai non è ben vista nei corridoi delle Istituzioni europee, che stanno letteralmente facendo le pulci alla società nordamericana. A metà aprile la commissione antitrust della Ue ha deciso di infliggere una multa da sei miliardi di euro a Big G, con l’accusa di abuso di posizione dominante. Sanzione non ancora effettiva, ma che potrebbe essere applicata presto, se gli avvocati di Mountain View non riusciranno a convincere i commissari europei del contrario.

Dalle parole pronunciate da Carlo D'Asaro Biondo, president of strategic partnerships di Google Europe, durante la Ft Media Conference di Londra, traspare quasi una sorta di “mea culpa” della società sui rapporti con l’industria dei media. “Sono fermamente convinto che Google abbia sempre cercato di essere un buon partner per gli editori”, ha dichiarato D’Asaro Biondo. “Ma riconosco anche che, lungo il percorso, sono stati commessi degli errori. Dopo tutto siamo ancora una società tecnologica molto giovane. In questi anni, però – ed ecco la stoccata del manager –, i rapporti di Google con le news e l’industria dei media sono stati spesso fraintesi e riportati anche in modo errato”.

 

Tra i partecipanti alla Digital News Initiative anche il quotidiano torinese La Stampa

 

Malgrado tutto, la volontà di Mountain View è quella di azzerare tutto e ripartire. Come? Impegnandosi in tre aree differenti: innanzitutto, dedicandosi allo sviluppo dei prodotti. Verrà lanciato un gruppo di lavoro congiunto con gli editori europei per esplorare nuove possibilità che possano aumentare il traffico, il fatturato e il coinvolgimento dei lettori. Big G investirà inoltre nella formazione e nella ricerca, attraverso il nuovo gruppo News Lab, che collaborerà con redazioni e organizzazioni giornalistiche transnazionali per creare corsi e programmi di sostegno ai professionisti. Tra gli enti citati, l’European Journalism Centre, il Global Editors Network e l’International News Media Association. Anche l’italiana La Stampa prenderà parte all’iniziativa, oltre a quotidiani influenti come il Guardian, il Financial Times ed El Pais.

Infine – e qui arriva il finanziamento di 150 milioni di euro –, il gigante a stelle e strisce stimolerà e supporterà l’innovazione nel giornalismo digitale, basandosi anche sui feedback che arriveranno dagli editori. L’obiettivo è creare un laboratorio di sperimentazione libero e aperto, che sforni un giorno o l’altro la giusta ricetta per superare la crisi e chiudere definitivamente l’era dei giornali “analogici”. Senza badare al rischio d’impresa: tanto, al massimo, ci penserà “mamma Google” a ripianare gli eventuali buchi di bilancio.

 

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