22/01/2016 di Redazione

Google, pugno di ferro contro le pubblicità ingannevoli

Big G ha reso noti i numeri dei propri sforzi contro banner e spot fraudolenti o addirittura pericolosi per la sicurezza informatica degli utenti. Nel 2015 sono state rimosse 780 milioni di inserzioni che violavano le policy aziendali e sono stati ridotti

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Google ha pubblicato i numeri legati alla propria lotta contro le pubblicità ingannevoli o truffaldine diffuse sul Web. Grazie ad algoritmi e a un gruppo di lavoro globale di oltre mille persone, nel 2015 Big G è riuscita a intercettare e a rimuovere ben 780 milioni di inserzioni che violavano le policy aziendali. Nell’elenco pubblicato online si trova davvero di tutto. Dagli spot sui prodotti contraffatti e spacciati per originali (10mila siti e 18mila account bloccati), alle pubblicità illegali di farmaci e medicinali, composti spesso da molecole non approvate o non efficaci come nel caso dei prodotti per la perdita di peso. Ma gli interventi di Google non si sono limitati soltanto a bloccare, spesso addirittura prima della pubblicazione, le inserzioni di beni contraffatti. “Nel 2015”, scrive Big G in un blog post, “abbiamo aumentato i nostri sforzi per combattere il phishing, bloccando circa settemila siti”.

Addentrandosi sempre più nei banner “con sorpresa”, il colosso di Mountain View ha eliminato ben 17 milioni di “trick to click”: pubblicità che, spacciandosi per alert del sistema, inducono gli utenti a fare click su di esse. Brutta fine anche per i siti contenenti software non desiderato: Big G dichiara di averne smantellati diecimila, riducendo del 99% la percentuale di download non voluti tramite Google ads.

Il secondo obiettivo del team di Mountain View è stato creare una miglior esperienza utente, disattivando o bannando i creatori di contenuti troppo invasivi, capaci anche di coprire l’intera pagina Web. Grande passo avanti anche sul versante mobile, con l’arrivo di tecnologie in grado di capire eventuali tap accidentali sui banner: “State scorrendo le immagini di una galleria e improvvisamente compare una pubblicità e la aprite”, sottolinea Sridhar Ramaswamy, svp, ads & commerce del gruppo californiano. “Invece di collegarvi alla pagina dell’inserzionista che non volevate visitare, con le nuove tecnologie vi permettiamo di rimanere nella gallery”.

 

 

Nel 2015, inoltre, sono state rimosse o bloccate 25mila pubblicità nelle applicazioni mobili, nella maggior parte dei casi perché gli sviluppatori non rispettavano le policy di Big G. Una pratica molto diffusa, rilevata dal team di Google, ha riguardato l’inserimento di link troppo vicino ai bottoni delle app, per facilitare “l’inciampo” accidentale deglk utenti. In totale, Mountan View non ha accettato (presumibilmente su Play Store) oltre 1,4 milioni di applicazioni perché non aderenti alle policy.

Infine, il traguardo di Google per il 2016 sarà aggiornare ulteriormente i sistemi per l’identificazione di pubblicità ingannevoli, intervenendo soprattutto sugli spot contro l’obesità e che reclamizzano prodotti per la perdita di peso. Senza dimenticare i nuovi strati protettivi contro malware e programmi automatici (bot).

 

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