09/06/2016 di Redazione

Google rende la Mela più matura con Tensorflow

Big G ha rilasciato la propria tecnologia basata sulle reti neurali anche per iOs: gli sviluppatori potranno così integrare i servizi di intelligenza artificiale direttamente nelle applicazioni per iPhone e iPad.

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Le reti neurali di Google sbarcano su iOs. Big G ha annunciato che la nuova versione di Tensorflow, libreria di machine learning resa open source nel 2015, supporta l’ecosistema mobile di Apple. Si tratta al momento di una release ancora preliminare, la 0.9, rilasciata ieri sul repository online Github. Ma è un concreto passo avanti. Grazie a questa novità, gli sviluppatori di applicazioni per iOs potranno integrare direttamente nei propri software funzionalità neurali “simili” a quelle del cervello umano. Tensorflow è una tecnologia che alimenta da mesi diversi prodotti della galassia di Big G, da Inbox a Google Now, passando per Alphago: il programma in grado di battere il campione del mondo di Go, gioco da tavolo sudcoreano.

Il colosso di Mountain View cerca quindi di attrarre nella propria orbita anche gli sviluppatori del mondo Apple, dopo aver “regalato” ai propri developer funzionalità simile per Android. Ovviamente, l’implementazione della tecnologia in iOs non significherà in automatico un aumento “dell’intelligenza” dei dispositivi, ma porterà alla distribuzione di servizi tramite le app decisamente più smart di oggi. I principali campi applicativi saranno il riconoscimento del linguaggio naturale o dei soggetti presenti nelle fotografie.

Ma il supporto per iOs non è l’unica novità aggiunta da Google a Tensorflow. Per esempio, la tecnologia è stata resa compatibile anche con Python 3.5, così come è stato dato il via all’elaborazione via Gpu sui Mac. Dal punto di vista dei bug fix, invece, Mountain View ha lavorato su diversi elementi, tra cui spiccano la risoluzione di problemi noti con Google Cloud Storage con Tensorboard, suite di strumenti di visualizzazione grafica presente in Tensorflow.

 

 

Secondo la testata Cnet, Big G sfrutta oggi la rete neurale in “oltre cento aree e spera che l’intelligenza artificiale alimenterà nuovi ed efficaci servizi”, per arrivare a quel mondo “Ai-first” descritto di recente da Sundar Pichai in una lettera agli azionisti. L’obiettivo è già quello di superare il paradigma del “mobile first” per approdare a nuovi lidi.

Per ora, comunque, Google si deve “accontentare” delle soluzioni intelligenti per smartphone e terminali mobili. In occasione della conferenza I/O dello scorso maggio, infatti, il gruppo californiano ha svelato un assistente virtuale che interagisce con gli utenti anche con risposte complesse. Il software è pervasivo e può essere utilizzato su dispositivi diversi. Anche su Home, speaker a controllo vocale che vuole sfidare Amazon Echo per rendere la casa smart, e sull’applicazione Allo.

 

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