08/05/2019 di Redazione

Hardware e software, Google mette in mostra la sua doppia faccia

Durante la conferenza per sviluppatori I/O Big G ha svelato gli smartphone Pixel 3a: cellulari di fascia media (399 euro) che puntano tutto sul comparto fotografico. Android Q offrirà maggiori controlli sulla privacy e per opzioni per aumentare la produtt

immagine.jpg

Smartphone, software, domotica, privacy: c’è questo e molto altro al centro della conferenza I/O 2019 di Google, inaugurata ieri allo Shoreline Amphitheatre di Mountain View, in California. L’annuncio più atteso (e puntualmente arrivato) è stato quello dei Pixel 3a e Pixel 3a Xl, le versioni “low cost” della terza generazione di cellulari che Big G vuole ora portare nelle mani anche dell’utenza media. I due modelli impiegano schermi Oled Hd da 5,6 e 6 pollici, con prezzi che partiranno (anche in Italia) da 399 euro. L’obiettivo che Google si era prefissato era di confezionare un prodotto dalle buone caratteristiche ma che costasse circa la metà rispetto ai dispositivi top di gamma. Il punto di forza del Pixel 3a è sicuramente la fotocamera: il sensore posteriore da 12 megapixel è sostenuto dallo stesso comparto software degli smartphone Pixel premium e permette di ottimizzare per esempio gli scatti notturni e di sfruttare la realtà aumentata.

Non potendo scegliere hardware di punta per contenere i costi, è normale che Big G abbia deciso di mettere in campo tutta la propria esperienza lato software. Android Pie dovrebbe garantire la miglior esperienza d’uso, malgrado il chip sia un Qualcomm Snapdragon 670 e non un 845 od 855 come altri modelli già presenti sul mercato. I Pixel 3a offrono inoltre 4 GB di memoria e 64 GB di storage, a cui si aggiunge l’archiviazione gratuita delle foto su Google Photo.

Il corpo del cellulare è in policarbonato, quindi teoricamente più resistente agli urti rispetto ai device fabbricati in vetro, e il design sembra quello di un telefono di un paio di anni fa: cornici spesse ed esteticamente non sopraffino, a cui si aggiunge il lettore d’impronte digitali posizionato sul retro. Mancano inoltre tecnologie ormai ampiamente diffuse, come la ricarica wireless (e la certificazione waterproof). Non c’è neanche il notch (e questo non è detto che sia un male). Ma, per questo prezzo, chiedere di più era forse troppo.

I Pixel 3a si rivolgono all’utenza che cerca la reale esperienza Android, senza le personalizzazioni apportare da altri vendor al sistema operativo del robottino verde. Lo smartphone dovrebbe inoltre garantire una sicurezza elevata, grazie al chip Titan incaricato di elaborare informazioni sensibili come i pagamenti e i login con dati biometrici. In Italia i Pixel 3a e 3a Xl arriveranno nei classici colori bianco e nero. Il modello più grande costerà 479 euro.

 

 

Il cuore della mobilità di Google: Android Q

I Pixel 3a sono inscindibili dal sistema operativo Android, che è ormai arrivato alla decima versione ed è installato su oltre 2,5 miliardi di dispositivi. Dal palco dell’I/O, Big G ha svelato le prossime novità di Q, la major release che verrà distribuita in autunno. Il colosso californiano non si farà di certo sfuggire le due tendenze del momento: i cellulari con schermo pieghevole e il 5G. Android Q sarà infatti ottimizzato per gli smartphone con display flessibile (malgrado i problemi tecnici già venuti alla luce con i Galaxy Fold di Samsung), garantendo un multitasking più immediato con le applicazioni che si espanderanno in automatico per rendere più fluida l’esperienza utente.

Il 5G è la seconda next big thing dell’industria mobile, con oltre venti operatori pronti ad “accendere” le reti di quinta generazione in tutto il mondo. Secondo gli analisti, saranno proprio le nuove architetture a ridare ossigeno al mercato degli smartphone, ormai entrato in una fase di contrazione.

Le nuove funzionalità software integrate in Android Q sono Live Caption, che permette di aggiungere in tempo reale i sottotitoli a video, podcast e messaggi audio in riproduzione sul telefono. L’apprendimento automatico è inoltre alla base di Smart Reply, ora integrata nativamente nel sistema di notifiche del sistema operativo. In questo modo, tutte le app di messaggistica possono suggerire in modo automatico le migliori risposte e prevedere il passo successivo che verrà compiuto dall’utente.

Google ha lavorato molto anche sul fronte del controllo dei dati, un elemento su cui è stata criticata più volte in passato. Android Q offre ora circa cinquanta nuove funzionalità di sicurezza e diverse opzioni sono state raggruppate nella sezione Privacy in Impostazioni, per facilitarne la visione. È stata introdotta anche l’etichetta Posizione, che fornisce più informazioni sui dati di geolocalizzazione condivisi con le applicazioni installate, dando maggior controllo agli utenti.

Arriverà anche il nuovo sistema di aggiornamento dei componenti del sistema operativo, di cui si era già parlato nei giorni scorsi, che permette di effettuare l’update senza dover riavviare il dispositivo, proprio come avviene con le comuni app. In questo modo, sarà possibile mantenere gli smartphone sempre in linea con gli ultimi pacchetti rilasciati da Google senza dover interrompere il proprio lavoro.

 

 

Infine, è stata svelata la modalità Focus, progettata per aumentare la concentrazione. È possibile selezionare le applicazioni che distraggono troppo, come le email o gli aggregatori di notizie, e silenziare le notifiche fino a quando non si esce dalla modalità Focus. Si potrà inoltre impostare per ogni software un tempo massimo di utilizzo, per evitare ad esempio che i bambini passino troppe ore a giocare con il cellulare. La beta di Android Q è disponibile in anteprima a questo link.

Inizialmente, l’aggiornamento sarà supportato dai seguenti modelli di cellulare (oltre ovviamente ai Pixel): Asus Zenfone 5Z, Essential Ph-1, Hmd Global Nokia 8.1, Huawei Mate 20 Pro, Lg G8 Thinq, Oneplus 6T, Oppo Reno, Realme 3 Pro, Sony Xperia Xz3, Tecno Spark 3pro, Vivo X27, Vivo Nex S, Vivo Nex A, Xiaomi Mi Mix 3 5G e Xiaomi Mi 9.

 

La casa connessa cambia faccia

Il terzo capitolo fondamentale della conferenza I/O 2019 riguarda il mondo degli oggetti connessi a marchio Nest, acquisito da Google nel 2014 per 3,2 miliardi di dollari. Da oggi la divisione si chiama ufficialmente Google Nest e l’azienda ha unificato tutti gli sforzi per la smart home sotto un’unica business unit. Il cambio è sostanziale, non solo a livello d’immagine. Secondo Big G è giunto il momento per razionalizzare l’offerta e spingere in questo promettente mercato.

Per esempio, tutti i futuri smart speaker della società saranno brandizzati come Nest. A partire dal nuovo Google Nest Hub Max: un display intelligente da 10 pollici con videocamera frontale, evoluzione dell’attuale Home Hub (ribattezzato Nest Hub). Le chiamate saranno effettuate con l’applicazione Duo, è presente il riconoscimento facciale per mostrare a schermo informazioni personalizzate e funzionalità avanzate, come l’avvio della riproduzione audio semplicemente rivolgendo il palmo della mano verso il dispositivo.

 

Lo smart display Google Nest Hub Max

 

L’Hub Max arriverà a breve negli Usa, nel Regno Unito e in Australia a 229 dollari. In Italia sarà invece disponibile la versione “base”, al prezzo di 129 euro. Presto sarà infine possibile accedere ai vari device connessi della serie Nest semplicemente con l’account Google, a testimonianza ulteriore dell’avvenuta integrazione tra il mondo di Big G e quello degli oggetti intelligenti.

 

ARTICOLI CORRELATI