“The Machine non è un server, un laptop o un mainframe, bensì è un continuum che include tutto questo”: così Meg Whitman, nella seconda e conclusiva giornata dell’Hp Discover di Las Vegas, ha introdotto un’innovazione destinata a rivoluzionare il mondo del computing, almeno a detta dell’amministratore delegato. La parola è passata a Martin Fink, direttore degli Hp Labs, che sul palco ha mostrato un prototipo frutto di due anni di ricerca.
Martin Fink presenta i tre elementi chiave di The Machine: chip, memoria e connettori ottici
The Machine è un’architettura che sfrutta
processori purpose-built e un pool di memorie che comunicano fra loro grazie alla fotonica. Il risultato, a detta di Fink, è
“un formidabile incremento di densità, e una formidabile riduzione di consumi energetici”. Lo spostamento dei dati da una memoria all’altra consuma circa il 90% dell’energia e del tempo impiegato dagli attuali sistemi per il computing per operare, mentre con la nuova archiettura (
“non un aggiornamento di qualcosa di esistente, ma un vero e proprio nuovo paradigma”, ha sottolineato la Whitman) si potranno eseguire operazioni in modo più veloce e disperdendo meno energia e calore. L’architettura prevede anche l’utilizzo di un pool di memorie identificate con l’etichetta di “universal memory”, costruite su un "memristor", un resistor che offre il potenziale per uno
storage incredibilmente veloce a costi minimi.
“Gli elettroni calcolano, i fotoni comunicano, gli ioni archiviano. In queste sei parole è racchiuso il funzionamento di The Machine”, ha rimarcato Fink. Sebbene i dirigenti di Hp non abbiano escluso l’utilizzo della nuova architettura su prossime generazioni di personal computer, le primarie destinazioni di The Machine saranno i data center, alle applicazioni Big Data e al mondo dell’Internet of Things.
Quando avverrà tutto questo? Il prototipo non ha ancora superato la barriera del laboratorio, e farà la sua prima comparsa su un sistema in commercio su
Moonshot, la linea di server software-defined di Hp, presumibilmente nel 2016 (così si coglie dalle slide proiettate al Discover). Nei prossimi anni, secondo le intenzioni di Hp, l’architettura potrà prendere piede in server, computer e data center.
“
Non dev’essere un Big Bang”, ha spiegato il direttore degli Hp Labs, rimarcando le aspettative di rivoluzione lenta, ma sostanziale, che l'azienda ripone in The Machine. Nel frattempo, Hp si è impegnata anche a sviluppare un nuovo sistema operativo che servirà a far funzionare questa architettura e sarà basato su OpenStack.