Hpe ammette le difficoltà, ma ostenta ottimismo per il futuro. Nel trimestre di febbraio, marzo e aprile 2019, il secondo dell’anno fiscale in corso, la società di Palo Alto ha ottenuto 7,2 miliardi di dollari di fatturato, valore in calo del 4,3% (su base Gaap) rispetto all’analogo periodo del 2018, migliorando però il margine operativo dal 4,9% dell’anno scorso all’attuale 6,1% e portando l’utile per azione da 32 a 42 centesimi. Il presidente e Ceo, Antonio Neri, ha sottolineato che l’azienda ha “dimostrato tenuta in aree critiche per i nostri clienti, le quali hanno portato a un miglioramento dei margini, a un utile per azione superiore al nostro outlook e a un flusso di cassa consistente”.
L’amministratore delegato ha ammesso un problema di “allungamento del ciclo delle vendite per alcuni clienti”, ma si è detto fiducioso sul fatto che gli investimenti fatti finora e la strategia “edge-to-core”, che copre gli ambienti It tradizionali, il cloud e l’Internet of Things, produrranno “ritorni positivi per gli azionisti nel breve e lungo periodo”.
Per ora, comunque, i segni “meno” sono inequivocabili. La divisione Intelligent Edge ha fruttato in tre mesi 666 milioni di entrate, dato in calo del 6% anno su anno, mentre l’offerta di Hybrid IT ha fatto la parte del leone con 5,6 miliardi di dollari di fatturato, in contrazione del 4% ma con una marginalità in crescita (attualmente all’11,4%). Scendono, anche se meno, anche i Financial Services: 896 milioni di dollari di giro d’affari, corrispondenti a un calo del 2% anno su anno (a valuta costante segnano, invece, un +2%). Hpe ha racchiuso segni di ottimismo nell’outlook per l’anno fiscale 2019, ritoccato al rialzo. Gli utili per azione diluiti dovrebbero rientrare fra 0,98 e 1,08 dollari, considerando i criteri Gaap.

Qualche giorno fa l’azienda ha annunciato di aver firmato un accordo definitivo per l’acquisizione di Cray, società di Seattle tra i primi produttori mondiali di sistemi ad alte prestazioni di calcolo, cioè supercomputer. L’acquisto costerà ad Hpe circa 1,3 miliardi di dollari e permetterà di proporre servizi di supercalcolo in cloud, secondo il modello “as-a-service” di Hpe GreenLake, ad aziende intenzionate a svolgere attività di intelligenza artificiale e analisi Big Data senza dover acquistare hardware dal prezzo irraggiungibile.