01/07/2016 di Redazione

Hpe segna un gol contro Oracle, ma il caso Itanium non è chiuso

Una giuria californiana ha condannato la società fondata da Larry Ellison ha risarcire Hewlett-Packard Enterprise con tre miliardi di dollari. Secondi i giurati il colosso di Redwood Shores, che ricorrerà in appello, avrebbe interrotto prima del tempo il

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Dal punto di vista legale a Oracle non sembra andarne giusta una. A maggio la corte di San Francisco aveva dichiarato che le Api Java del sistema operativo Android non rappresentano un’infrazione del copyright del gruppo fondato da Larry Ellison. Ieri, invece, un’altra giuria californiana ha condannato la stessa Oracle a sborsare ben tre miliardi di dollari per risarcire Hpe sul caso Itanium. I giurati hanno quindi dato completamente ragione a Hewlett-Packard Enterprise, che un mese fa aveva chiesto proprio quella cifra come rimborso perché Oracle avrebbe deciso di interrompere il supporto software ai processori Itanium, malgrado ci fosse un contratto ancora attivo tra le due aziende. Una questione legale spinosa, nata addirittura nel 2011 e che potrebbe arrivare ora alle battute finali.

La decisione della giuria californiana, infatti, verrà immediatamente appellata dal gigante dei database, come confermato dal general counsel della società Dorian Daley. Oracle si era inizialmente difesa sostenendo che i processori di Hpe (allora ancora Hp) stessero per raggiungere il fine vita e che non ci fosse alcun contratto in essere. Nel 2012 il giudice James Kleinberg, della Corte superiore di Santa Clara, smontò questa tesi affermando l’esatto contrario e diede quindi ragione ad Hpe. I giurati hanno poi calcolato il risarcimento.

Entusiasta ovviamente il commento di Hewlett-Packard Enterprise, che si è dichiarata “appagata” dal verdetto, il quale “conferma quanto Hp ha sempre saputo e l’evidenza messa in luce in modo schiacciante”, ha spiegato alla Reuters John Schultz, executive vice president e general counsel del colosso di Palo Alto.

 

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