06/03/2019 di Redazione

Huawei loda il Gdpr e in Europa promette trasparenza

L’azienda inaugura a Bruxelles un centro per la trasparenza nella cybersecurity. L’esempio da seguire è quello del General Data Protection Regulation: vanno definiti standard e regole comuni.

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Huawei non accetta accuse e sospetti di cyberspionaggio e certamente non vuole rinunciare all’opportunità del 5G, campo in cui è ottimamente posizionata in tutti i continenti. Lo ha ampiamente dimostrato (da ultimo, arrivando a denunciare le autorità canadesi responsabili dell’arresto di Meng Wanzhou) e lo fa ancora aprendo a Bruxell un “centro per la trasparenza nella cybersecurity”, con tanto di cerimonia di inaugurazione presenziata da oltre duecento rappresentanti di aziende telco, autorità di regolamentazione, società clienti e giornalisti. Non mancavano nemmeno, come sottolinea l’azienda cinese, rappresentanti delle istituzioni Ue, della Gsma (la principale associazione internazionale di operatori di telecomunicazione mobile) e del World Economic Forum.

 

Nelle dichiarazioni ufficiali, il  vicepresidente di Huawei, Ken Hu, ha sottolineato che “la fiducia deve basarsi sui fatti, i fatti devono essere verificabili e le verifiche devono essere basate su standard comuni. Crediamo che questo sia un modello efficace per costruire la fiducia nell'era digitale".  E questo modello efficace, a detta di Hu, è già stato messo in pratica in Europa con la definizione del Gdpr, regolamento che rappresenta uno standard aperto, trasparente e all’avanguardia in materia di protezione dei dati e della privacy.

 

 

Ken Hu, deputy chairman di Huawei, durante la cerimonia di inaugurazione

 

Ci impegniamo a collaborare sempre più strettamente con tutte le parti interessate in Europa, comprese le autorità di regolamentazione, gli operatori di telecomunicazioni e gli organismi di standardizzazione, per costruire un sistema di fiducia basato su fatti e verifiche”, ha aggiunto il vicepresidente. Un obiettivo impegnativo ma che pare certo più fattibile nel Vecchio Continente che non nell’America di Donald Trump, dove lo scontro (commerciale ed economico, più che ideologico e tecnologico) ha portato addirittura ad arrestare la Cfo dell’azienda.

 

Il centro avrà tre compiti da portare avanti. Il primo è, come da definizione, la trasparenza: qui si potrà verificare come Huawei metta in pratica il concetto di sicurezza nelle sue tecnologie e procedure, “dalle strategie alla supply chain, dalla Ricerca e Sviluppo ai prodotti e soluzioni”, ha spiegato l’azienda. In secondo luogo, agevolerà le comunicazioni tra Huawei e i suoi investitori e la collaborazione con i partner tecnologici, per “esplorare e promuovere lo sviluppo di standard di sicurezza e meccanismi di verifica, dato che su questo fronte oggi esistono parecchie lacune. Per Huawei bisognerebbe rimediare all’attuale “assenza di opinioni universalmente condivise su norme tecniche, sui sistemi di verifica e sull’impianto legislativo”, e su questo punto è difficile darle torto, comunque la si pensi. Il centro, infine, fornirà ai clienti “una piattaforma di test e verifica della sicurezza dei prodotti e dei servizi correlati”.

 

 

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