03/05/2017 di Redazione

I container racchiudono nuove allenze fra Red Hat e Aws

Durante il summit di Boston è stata annunciata l'integrazione nativa dell'accesso ai servizi di Amazon Web Services all'interno della Red Hat OpenShift Container Platform. Annunciate, inoltre, novità per lo storage, lo sviluppo di applicazioni e microser

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Un carico di novità firmate Red Hat è in arrivo da Boston, dove questa settimana si sta svolgendo un summit dedicato alle tecnologie open source e ad alcuni annunci di prodotto, ma anche dedicato a rimarcare alcune collaborazioni strategiche. La più importante è, forse, quella con Amazon Web Services, con cui l'azienda del cappello rosso lavora da anni (avendo iniziato già nel 2008 a portare la propria versione di Linux sulla piattaforma di Aws). L'annuncio riguarda l'integrazione nativa dell'accesso ai servizi di Aws all'interno della Red Hat OpenShift Container Platform, fra l'altro appena aggiornata alla versione 3.5.

Che cosa significa, in questo caso, "integrazione"? Una volta portata a termine l'opera di confezionamento dell'offerta in pacchetti, si potrà usufruire di servizi come Rds/Aurora, Redshift, Lambda, Emr, Athena, CloudFront, Route 53 ed Elastic Load Balancing direttamente all'interno della piattaforma di Red Hat, sia che quest'ultima sia implementata on premise sia che risieda nel cloud di Aws. Dalla console di OpenShift Container Platform si potranno gestire configurazioni, bilanciamento dei carichi di lavro, data warehousing, distribuzione dei contenuti, esecuzione di codice, domini Web e altro ancora, in pochi click.

Secondo le promesse dei due vendor, con questa novità sarà più facile creare applicazioni containerizzate e amministrarle attraverso i servizi Aws, sfruttando non solo strumenti puramente gestionali ma anche di database, di anaytics, di intelligenza artificiale, di rete, di ottimizzazione mobile e altro ancora. Entrambe le aziende forniranno supporto ai clienti. Le due aziende hanno anche annunciato di voler ulteriormente migliorare l'integrazione fra il cloud di Amazon e Kubernets (la piattaforma di orchestrazione di container usata da Red Hat OpenShift) e di voler allineare i propri calendari di pubblicazione dei futuri update e lanci di release.

 

 

 

A Boston è stata presentata anche una nuova soluzione di storage il cui scopo è quello di favorire la portabilità delle applicazioni containerizzate all’interno di ambienti hybrid cloud. Tale soluzione, apoggiata su Aws, utilizza Red Hat Gluster Storage insieme alla OpenShift Container Platform. Altra novità per gli sviluppatori è Red Hat OpenShift.io ovvero un ambiente di sviluppo gratuito, end-to-end e fruibile in modalità Software-as-a-Service. Il principale vantaggio, tipico del cloud peraltro, è quello di eliminare il ricorso a risorse fisiche locali. Nuovi sono, poi, gli OpenShift Application Runtimes: un framework “di supporto” per la creazione di microservizi eseguibili sui principali runtime disponibili su OpenShift, tra cui Spring Boot, Node.js, Vert.x, ed Eclipse MicroProfile.

Sul palco dell'evento, oltre ad Aws, un'altra grande azienda ha messo in mostra il proprio impegno nel campo dell'open source: Lenovo. La società cinese ha annunciato una nuova versione della propria offerta hardware Open Platform@Lenovo (indicata in breve come OP@L), basata sullo stack software di Red Hat. Principalmente rivolti a chi opera in ambito telecomunicazioni e personalizzabili da un system integrator in base alle necessità del cliente, si tratta di sistemi per la Network Function Virtualization, ovvero sistemi che creano un'architettura che virtualizza i servizi di rete per mezzo di hardware proprietario dedicato.


 

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