02/07/2018 di Redazione

I “gioielli della corona” Usa nel mirino degli investitori cinesi

Possibile nuovo provvedimento Usa a protezione delle aziende tecnologiche. Sotto accusa l’attivismo di alcune realtà del Dragone. Per Donald Trump, il Comitato che sorveglia gli interventi di capitali esteri nelle società a stelle e strisce dovrebbe avere

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Gli Usa stanno lavorando a una nuova legge con l’obiettivo di aumentare il potere della Casa Bianca nella limitazione dell’impiego di capitale straniero nelle società e nelle startup americane. Il provvedimento conferirebbe al Comitato sugli Investimenti Stranieri negli Stati Uniti (Cfius) maggiore discrezionalità nella scelta dei casi specifici da esaminare e dei limiti di proprietà da porre, con un’attenzione particolare al settore tecnologico, definito “critico”. La preoccupazione principale di Donald Trump è che gli investimenti cinesi nelle startup statunitensi e nelle compagnie hi-tech abbiano, come scopo fondamentale, il trasferimento di risorse tecnologiche e di conoscenze da impiegare per rafforzare le capacità militari del Dragone.

Il presidente mira a fermare il piano “Made in China 2025”, con il quale il colosso asiatico si propone di diventare la prima potenza mondiale in dieci importanti settori, tra i quali l’aerospaziale, l’informatico e il biotecnologico. L’ultima versione della legge non tocca però gli investitori “passivi”, vale a dire coloro che non sono direttamente impegnati nella gestione delle organizzazioni che acquisiscono, mentre attiva controlli e limitazioni sia per coloro che influenzano il business dell’azienda, sia per le imprese il cui manager è straniero.

Sebbene negli ultimi mesi vi siano stati importanti interventi di limitazione delle acquisizioni di società americane da parte di investitori esteri (lampante il caso di Broadcom e Qualcomm), in particolare per quelli che vedevano interessate imprese con una quota di proprietà cinese superiore al 25 per cento, l’impiego di denaro d’oltreoceano da parte di startup a stelle e strisce era stato tralasciato.

E così, ad oggi sarebbero oltre venti le società di venture capital nella Silicon Valley che hanno legami con fondi governativi o società di proprietà statale cinese. Un esempio rappresentativo è il caso di Danhua Capital (Dhvc), la cui sede è nei dintorni dell’Università di Stanford. Dhvc è stata fondata grazie all’aiuto del governo di Pechino e ha finanziato tantissime giovani aziende a stelle e strisce operanti nel settore dell’intelligenza artificiale e della cybersecurity,

L’impatto dell’eventuale mossa della Casa Bianca sul mondo delle startup potrebbe essere molto rilevante tanto che “la finestra per alcune aziende di raccogliere fondi dalla Cina potrebbe chiudersi”, ha spiegato a Reuters Chris Nicholson, cofondatore della compagnia di intelligenza artificiale Skymind. Come riportato dall’agenzia di stampa, i primi dubbi sulle operazioni del gigante asiatico sono sorti lo scorso anno e hanno preso forma in un report pubblicato dal Dipartimento della Difesa statunitense, con il quale si avvertiva che Pechino aveva ormai l’accesso diretto ai “gioielli della corona dell’innovazione degli Stati Uniti”.

 

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