Fra quanto spenderanno gli utenti per l’acquisto delle apps e i ricavi
generati dagli investimenti pubblicitari legati ai vari marketplace, il
giro d’affari degli application store supererà quest’anno quota 15
miliardi di dollari. Rispetto al 2010, quello previsto dagli analisti di
Gartner è un salto in avanti triplo – nel 2010 il fatturato ha
raggiunto i 5,2 miliardi di dollari – e l’antipasto di un ulteriore
sostanzioso di questo settore, che nel 2014 si ipotizza possa arrivare a
valere circa 58 miliardi di dollari, con circa un terzo di questo
business attribuibile alla componente advertising (che nel 2010 ha
inciso sul 16%). Se l’industria mobile cercava la sua “killer app” forse
è giunto il momento di dire che l’ha finalmente trovata.
L’App
Store di Apple ha avviato, nel luglio 2008, infatti una rivoluzione che
si può ben sintetizzare con i numeri che fotografano il numero di
download effettuati dagli utenti da iPhone, iPad, smartphone e tablet
Android: sono stati 8,2 miliardi nel 2010, saranno 17,7 miliardi alla
fine di quest’anno. Più del doppio quindi. Con un potenziale
ulteriore di crescita, fino al 2014, enorme, visto e considerato che
tale numero potrebbe salire a 185 miliardi entro i prossimi quattro
anni.
Application store: un business globale da 15 miliardi di dollari nel 2011
Ci sono, però, anche delle zone d’ombra che operatori (telco),
produttori (di device e sistemi operativi) e sviluppatori non possono
trascurare. Per esempio il fatto che l
a maggior parte dei programmi
scaricati sono e saranno di tipo gratuito. Per la precisione l’81% dei
download previsti per il 2011 riguarderà apps a costo zero e, dopo
un tendenza alla diminuzione che si protrarrà anche quest’anno, tale
percentuale tornerà a crescere nel triennio 2012-2014. Altro capitolo
che interessa Apple e le sue rivali è quello inerente il rapporto con
gli sviluppatori.
Chi scrive le applicazioni oggi riceve mediamente il 70% degli introiti generati da ogni singola app;
in futuro questo rapporto potrebbe essere oggetto di revisitazione in
relazione al maggiore appeal che potrebbero esercitare le piattaforme
operative concorrenti della Mela, a cominciare ovviamente da Android.
Gli
analisti di Gartner hanno quindi evidenziato un altro passo in avanti
che gli application store sono chiamati a fare, come spiega in dettaglio
Stephanie Baghdassarian, research director della società americana:
“vediamo una grande opportunità di sviluppo per gli application store in
futuro ma
le apps offerte a catalogo dovranno crescere in termini di
maggiore e più personale esperienza d’uso per gli utenti per poter
sopravvivere adeguatamente all’evoluzione del Web”. In altre parole,
servirà qualità e non solo quantità per poter dare ai consumatori (e ai
business man) strumenti di intrattenimento e produttività mobile che
durino nel tempo.
L'App World di Research in Motion per i BlackBerry, uno dei concorrenti dell'App Store di Apple
Quanto
ai principali attori di questo segmento i nomi sono più che noti. L’App
Store di Apple è il negozio con più apps disponibili (350mila) e quello
che vanta, anche perché partito ben prima degli altri, il maggior
numero di download (10 miliardi). Aggiungiamoci il contributo fornito
dall’iPad ed ecco spiegato perchè la società di Cupertino conserverà
ancora per lungo tempo il ruolo di principale piazza virtuale per
accedere alle apps da device mobile. Probabilmente
da iTunes non transiteranno, come successo nel 2010, il 90% dei download effettuati dagli utenti ma
la supremazia nei confronti di Google e del suo Android Market, Nokia
(Ovi Store), Research In Motion (App World), Microsoft (Windows
Marketplace) e Samsung (con l’omonimo Apps) sarà anche in futuro
evidente.
Anche se la concorrenza certo non dorme e fra molti
sviluppatori aleggia l’idea di prendere in considerazioni alternative
all’App Store di Apple, che oggi cattura (secondo Idc) l’attenzione di
oltre il 90% di chi scrive le apps. Android è visto come una seria
alternativa ma anche le piattaforme operative per i BlackBerry (anche in
virtù dell’imminente arrivo sul mercato del tablet PlayBook) e i
Windows Phone sembrano poter avere molte più possibilità di dire la loro
rispetto al recente passato.
Ma, lecito quindi chiedersi, ci sarà veramente posto per tutti nell’ecosistema dorato degli application store?