19/07/2016 di Redazione

Ibm a segno meno, ma Wall Street premia il titolo

Big Blue ha riportato conti in calo per il 17esimo trimestre consecutivo, ma con un fatturato comunque superiore alle attese degli analisti. Il giro d’affari è stato di 20,2 miliardi di dollari (-3%), con un Eps di 2,61 dollari (-27%). Si gonfia ancora il

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Il cloud è ormai la gallina dalle uova d’oro per molti colossi hi-tech. Anche per Ibm, che ieri ha pubblicato i numeri del secondo trimestre dell’anno fiscale 2016. Nel caso di Big Blue, però, la nuvola ha sì contribuito a far gonfiare i conti, ma non abbastanza per evitare il 17esimo trimestre consecutivo di flessione. Ibm è comunque riuscita a battere le stime degli analisti, riportando un fatturato di 20,2 miliardi di dollari (-3%), un utile netto di 2,5 miliardi (-29%), pari a un utile per azione diluito di 2,61 dollari (-27%) e un margine operativo lordo del 47,9 per cento (meno due punti anno su anno). I conti sopra le attese di Wall Street, ferme a 20,03 miliardi (Eps a 2,89 dollari), hanno contribuito a spingere nella giornata di ieri il titolo di Ibm di tre punti percentuali, il quale è arrivato a toccare anche quasi 160 dollari.

Si diceva del cloud: le soluzioni sulla nuvola di Big Blue hanno generato un giro d’affari globale di 3,4 miliardi di dollari, in aumento del 30 per cento anno su anno. Negli ultimi 12 mesi, invece, il fatturato cloud si è attestato a quota 11,6 miliardi, con un run rate di 6,7 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre (+50%).

Quelli che Big Blue definisce “imperativi strategici”, vale a dire le business unit principali che racchiudono soluzioni per mobilità, sicurezza, analytics e Watson (oltre ovviamente al cloud, che ne rappresenta ormai la base), hanno invece registrato una crescita del 12 per cento in termini di fatturato. Secondo dati snocciolati dal Ceo, Ginni Rometty, queste aree rappresentano oggi il 38 per cento del giro d’affari complessivo di Ibm e sono balzate in avanti di un punto percentuale rispetto al primo trimestre dell’anno.

Nello specifico, le entrate derivanti dalle soluzioni di analytics sono cresciute del cinque per cento, quelle di mobilità del 43 per cento, mentre la sicurezza ha fatto un salto del 18 per cento. Il supercomputer Watson e il segmento di prodotti “cognitivi” hanno generato un fatturato di 4,7 miliardi di dollari (+3,5%), con un giro d’affari derivante solo dalle soluzioni cloud in aumento del 54 per cento.

 

Fonte: Ibm

 

Anche il software per analytics, sicurezza e Watson è andato bene (ma Ibm non riporta numeri specifici), con un numero di sviluppatori della piattaforma del cervellone quadruplicato. Le note dolenti arrivano ancora dall’hardware e dai sistemi operativi, segmenti da cui Big Blue si sta progressivamente allontanando. Il settore “systems” ha registrato un fatturato di due miliardi di dollari, in calo del 23,2 per cento. I servizi tecnologici e di supporto hanno invece lasciato sul terreno mezzo punto.

“Nella prima metà del 2016 abbiamo incrementato i nostri investimenti in ricerca e sviluppo, chiuso 11 acquisizioni per oltre cinque miliardi e speso due miliardi in Capex, restituendo circa quattro miliardi agli azionisti tramite dividendi e riacquisto di azioni”, ha commentato Martin Schroeter, Cfo e senior vice president di Ibm. Il gruppo di Armonk ha mantenuto inalterata la guidance per tutto il 2016, con un utile per azione non-Gaap di almeno 13,50 dollari.

 

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