30/07/2018 di Redazione

Ibm festeggia: multa da 83 milioni agli "scrocconi" di Groupon

Un giudice del Delaware ha riconosciuto la violazione di quattro brevetti di Big Blue, relativi all'-ecommerce. Ibm, però, aveva chiesto una cifra doppia.

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Groupon non ha voluto pagare e ora pagherà di più: 83 milioni di dollari è la cifra decisa dal tribunale del Delaware a cui Ibm si era rivolta per chiedere giustizia in relazione ai propri brevetti per l'e-commerce. La società di Armonk aveva accusato Groupon di non aver pagato per l'utilizzo di quattro tecnologie coperte da brevetto, come invece fatto da altre aziende del calibro di Google, Amazon e Facebook. Per la controparte, invece, si trattava di tecnologie di utilizzo ormai comune e diffuso, che non rappresentano una proprietà intellettuale.

 

Due delle quattro tecnologie rivendicate da Ibm risalgono addirittura agli anni Ottanta, costituendo le fondamenta di Prodigy, un servizio precursore del Web, utile per la visualizzazione di contenuti. Un'altra riguarda un metodo di autenticazione single-sign-on che Groupon ha adottato per la propria piattaforma. I brevetti al centro del contendere rappresentano una buona fonte di entrate per Ibm, che d'altra parte proprio sulle licenze basa parte del proprio modello di business. Amazon, Facebook e Alphabet, per esempio, hanno firmato con la società di Ginni Rometty accordi di cross-licensing di valore compreso fra 20 e 50 milioni di dollari (ciascuna), optando dunque per la condivisione delle rispettive proprietà intellettuali per applicazioni do commercio elettronico.

 

Ibm si è vista dare ragione nella sostanza, ma non nei numeri: pretendeva, infatti, un risarcimento danni di 167 milioni di danni. Il legale di Big Blue, John Desmarais, ha comunque espresso soddisfazione: “Per la ricerca e sviluppo Ibm investe quasi 6 miliardi di dollari all'anno”, ha detto. “Ci basiamo sui nostri brevetti per proteggere le nostre innovazioni. Siamo soddisfatti della decisione del giudice”.

 

Di tutt'altro parere il vice presidente delle comunicazioni di Groupon, Bill Roberts, secondo cui non ci sarebbe alcuna infrazione di copyright perché si tratta di tecnologie di uso comune ormai nel campo del Web e dell'e-commerce in particolare. “Restiamo convinti di non infrangere alcun valido brevetto di Ibm”, ha dichiarato Roberts, specificando che “se anche questi brevetti avessero alcuni valore, e crediamo di no, sarebbe di molto inferiore a quanto riconosciuto dal giudice”.

 

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