20/02/2017 di Redazione

Ibm inventa le comunicazioni di emergenza senza rete

L'applicazione di The Weather Company sarà aggiornata integrandovi una tecnologia di comunicazione punto-a-punto su rete mesh network. Si potranno inviare messaggi di allerta o di SOS anche in caso di assenza di segnale cellulare.

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Le emergenze meteo e le catastrofi naturali non smetteranno di fare paura, ma grazie a Ibm la tecnologia potrà rendere possibili le comunicazioni di SOS anche in assenza di connettività. L'app di previsioni e allerte meteorologiche di The Weather Company, oggi di proprietà di Big Blue, a breve integrerà un sistema noto come mesh networking, ovvero una topologia di rete distribuita, in cui lo scambio di dati può intraprendere percorsi alternativi nel caso uno o più nodi risultino inaccessibili. Questo significa poter sfruttare la connettività radio integrata negli smartphone per inviare messaggi di allerta nel caso la rete cellulare sia congestionata o inagibile.

L'app sarà progressivamente aggiornata a partire da alcune regioni dell'Asia (l'India, innanzitutto), dell'Africa e dell'America Latina, dove mediamente è più alto il rischio di disastri idrogeologici, terremoti e condizioni meteo estreme. I laboratori di ricerca e sviluppo di Ibm, autori dell'opera, hanno lavorato per minimizzare il consumo di dati delle comunicazioni che sfrutteranno il mesh networking, ma nondimeno esisteranno delle limitazioni: lo scambio di messaggi è possibile solo se il dispositivo mittente e il destinatario si troveranno a distanza ravvicinata. Il metodo si rivela ugualmente molto utile se, per esempio, la protezione civile locale vuole informare la popolazione residente in un'area di eventuali rischi in arrivo.

Rispetto ad altri medoti basati sul mesh networking, quello di Ibm non utilizza l'hotpoting, ovvero non trasforma i dispositivi in punti di accesso per altri dispositivi; al contrario, li trasforma in anelli di una catena di comunicazione punto-a-punto e in questo modo evita di consumare troppa batteria. “La tecnologia peer-to-peer”, ha spiegato l'azienda, “converte i dispositivi mobili in collegamenti alla rete mesh, permettendo a essi di comunicare direttamente l'uno con l'altro senza usare l'infrastruttura di rete cellulare. Ogni smartphone divente un nodo che conserva il messaggio e lo trasmette al dispositivo più vicino, creando una interconnessione a catena per raggiungere altri device”.

 

 

 

La società di Armonk non è l'unico colosso tecnologico impegnato nella missione di ridurre il digital divide nelle regioni del mondo più remote e sfornite di reti 3G e 4 G. Fin dal 2013 Google ha scelto di puntare sui palloni aerostatici di Project Loon, ancora in via di sperimentazione ma recentemente migliorati con l'aggiunta di algoritmi di intelligenza artificiale nel sistema deputato a mantenere la rotta di questi corpi celesti. Facebook, invece, ha scommesso sui droni alimentati a energia solare, arrivando la scorsa estate a far volare per la prima volta il prototipo Aquila. La scelta di Ibm non è certo stupida, anche se meno ambiziosa: invece di costruire da zero sistemi futuristici, si possono sfruttare oggetti di larghissima diffusione come gli smartphone.


 

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