15/10/2013 di Redazione

Ict ancora in calo, bene i segmenti innovativi

Il report di Assinform relativo al primo semestre 2013 segnala un calo del 4,3% nel fatturato del mercato Ict in Italia, per un valore di circa 32 miliardi di euro. Segno più per i dispositivi smart e per il cloud computing, mentre cresce l’adozione della

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La crisi economica sferra l’ennesimo, inclemente colpo ai danni della tecnologia, ma con qualche felice eccezione alla regola del calo della domanda, dei consumi e dei fatturati in gioco. A dirlo è Assinform con il suo ultimo report sul mercato italiano dell’Ict, realizzato da NetConsulting: se in generale si deve parlare di calo, con un -4,3% di valore generato (32.048 milioni di euro) nel primo semestre 2013 rispetto al medesimo periodo di un anno prima, a un’analisi più ravvicinata lo scenario appare molto diversificato.



Chi patisce di più sono i segmenti, per così dire, “tradizionali”, strutturali dell’informatica e delle tecnologie: i servizi di rete dei carrier di telecomunicazioni vedono crollare addirittura di 9,2 punti percentuali i loro introiti, soprattutto a causa del costante calo delle tariffe, mentre più moderata (-1,5%) è la flessione della componente dispositivi, software e servizi. In particolare, i servizi di rete hanno generato nei sei mesi circa 13.190 milioni di euro (-9,2%), i servizi Ict 5.203 milioni di euro (-1%), il software e le soluzioni Ict 2.534 milioni di euro (in crescita del 2,2%) e i dispositivi e sistemi 8.174 milioni di euro (-2,9%).

Il segno più svetta invece su altri sotto-mercati dell’Ict, come quello dei contenuti e della pubblicità on line, a quota 2.947 milioni di eutro e in crescita del 4,9% nella prima metà dell’anno rispetto al pari periodo del 2012. Buon andamento, inoltre, per quelli che Assinform definisce come i prodotti/servizi più “innovativi”, osservando un incremento del 4,5% nel confronto fra i due primi semestri (2012 e 2013) e prevedendo per essi un trend di crescita del +5,2% fra lo scorso anno e quello attuale.


Che cosa rientra in questo gruppo? Secondo la partizione di Assinform, i dispositivi digitali “smart” (televisori con connettività Internet, e-reader, navigatori, fotocamere), ma anche gli investimenti per le piattaforme software di e-commerce, i social network, il cosiddetto “Internet delle cose”, i servizi di cloud computing e i relativi data center.

Altra buona notizia per il Belpaese è l’espansione dei collegamenti in banda larga, che nel semestre sono cresciuti del 2,4% arrivando a conteggiare 13,9 milioni di accessi su fibra ottica e su Adsl. Questo non basta, però, per mettere l’Italia al pari con il resto d’Europa quanto a rapporto fra popolazione e cittadinanza raggiunta dalle reti broadband. Siamo, insomma, sotto la media.

Un motore di ripresa troppo fiacco
A detta di Assinform, questo è un nodo cruciale: l’innovazione digitale sta penetrando nella società e nell’industria italiana, trasformando modelli di consumo e di business, ma su basi ancora troppo limitate. E quindi l’Ict si limita a generare innovazione puntiforme, ma è ben lungi dal poter rappresentare (come accade altrove) la chiave o una  delle chiavi della ripresa dell’economia.



Sebbene, dunque, nello scenario economico italiano ancora non si intravvedano, neanche dal punto di vista dell’Ict, i presupposti per un’inversione di tendenza, non di meno il settore dell’informatica e delle comunicazioni sta attraversando interessanti trasformazioni. Assinform parla di “componenti di nuova generazione che subentrano a componenti tradizionali”, i cui  volumi e  prezzi calano, sottolineando come tutto ciò accada ancora a ritmi troppo lenti. In Europa, al contrario, il mercato dell’Ict è ancora in crescita e rappresenta, in media, il 7% del Pil nazionale. In Italia questa percentuale è inferiore al 5%.

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