09/09/2010 di Redazione

Il Comitato NGN dà suggerimenti inutili all'AGCOM

Il riservatissimo documento del Comitato Next Generation Network presentato stamane all'Autorità Garante delle Comunicazioni è commentato sul Sole24Ore. I suggerimenti e gli indirizzi proposti non indicano né suggeriscono niente di nuovo, anzi

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La filosofia di fondo è importante: creare un mercato competitivo perfetto, senza aree di protezione per nessuno. Questa l'idea che ispira il documento, presentato dal comitato Next Generation Network, che l'Autorità Garante delle Comunicazioni esaminerà stamane.

Documento tanto segreto e riservato (perché mai, poi?) da essere commentato e riassunto sul Sole24Ore. Ma non è la stessa Autorità che dovrebbe tendere alla "totale trasparenza"? Un quesito che si poneva giorni fa anche Stefano Quintarelli, osservatore acuto di cose riguardanti le telecomunicazioni.

Che cosa c'è nel documento predisposto dal Comitato guidato dal professore Francesco Vatalaro?  (vedi Riparte il circo della Next Generation Network) Anzitutto, si diceva, l'aspirazione verso un mercato perfetto: l'NGN è cosa nuova e non vi sono protezioni da fornire a operatori new entry né posizioni storiche di privilegio da aprire ai concorrenti.

Non è vero, ma facciamo finta che lo sia.

Fibra ottica e doppini in rame

Il capitolo più importante, sottolinea Daniele Lepido sul Sole che ha in anteprima letto il documento, è il primo "Procedure per la migrazione dal rame alla fibra".

Tre le aree identificate:

-zona nera: le città dove più operatori porteranno propria fibra e competeranno tra loro perché il numero di utenti potenziali può reggere la compresenza di più operatori

- zona grigia: le aree del Paese dove il mercato non è sufficiente a generare in modo spontaneo la concorrenza infrastrutturale e dove può essere sviluppata una sola rete fisica sulla quale la competizione si farà sui servizi

- zone bianche: quelle a fallimento di mercato, dove nessuno investirebbe e investirà perché non c'è Return on Investment. Ci vivono 7,5 milioni di italiani. La rete NGN sarà realizzata non sulla base di logiche economiche ma con finalità sociali.

Il secondo punto importante è: chi mette i soldi? Il suggerimento del documento è il coinvestimento. Nelle aree nere si ipotizza che ci sia un soggetto economico che propone un progetto di infrastrutturazione con l'opzione del coinvestimento da parte di terzi per realizzare le opere civili. Poi ognuno posi i cavi che vuole.

Uno schema standard da replicare quanto più possibile e dove il leader capofila degli scavi riceve una equa remunerazione da coloro che ne sfrutteranno le opere. Un terzo punto riguarda la questione più delicata: la dismissione della attuale rete in rame.

Si ricorderà che un punto era stato acclarato: gli operatori di Fibra per l'Italia avevano dimostrato con numeri che in un'area, anche ricca, se non c'è uno switch-off di tutti i cittadini dalla vecchia rete in rame alla rete in fibra ottica, il ROI della fibra non si raggiungerà mai. Per il semplice motivo che il rame continuerà, per una grossa parte di servizi, quelli più tradizionali e di base, ossia la voce, ad essere competitivo e sviluppare traffico.

Anche i centesimi di euro della telefonata dell'anziano pensionato, però, servono a far sì che la fibra acceleri il ROI e quindi l'interesse degli operatori a investire, altrimenti è difficile convincere gli azionisti a puntare denaro in una cosa che anziché in un quinquennio ritardi il ROI a 10 anni.

Che cosa suggerisce, dunque, il documento del Comitato NGN?

- la rete in rame è di grande valore economico

- la rete in rame è di Telecom Italia

- costerebbe troppo se un soggetto pubblico volesse riacquistarla

- solo Telecom Italia deciderà se e quando sostituirla totalmente.

E come si esce dal problema del ROI di cui si diceva pocanzi?

Anziché continuare a ragionare sull'affitto dell'"ultimo miglio" del singolo doppino in rame, quello che entra nelle case degli italiani, occorre dare una forma di accesso all'ingrosso alla rete in rame agli operatori terzi, a condizioni tecniche ed economiche sostanzialmente equivalenti a quelle odierne dell'ultimo miglio.

In sostanza anziché avere una tariffa sorvegliata da AGCOM affinché Telecom Italia dia ciascuna linea in rame in affitto all'operatore terzo per farci passare gli attuali servizi ADSL, si possa ragionare a stock: un quartiere e tutte le sue linee in rame vengono pagate all'ingrosso con un prezzo equo che consente di proporre servizi NGN competitivi con quelli proposti da Telecom Italia, proprietaria del rame.

(Nota a margine: proprio oggi arriva ad AGCOM anche un documento per la ridiscussione delle attuali tariffe dell'ultimo miglio).

Tornando alla NGN: potrà mai funzionare e soddisfare le richieste di switch-off degli operatori alternativi a Telecom Italia lo schema dell'affitto all'ingrosso? Certamente no.

Conclusione: mesi di lavoro per avere un documento "quasi-conclusivo" sul quale orientare e indirizzare norme e regole per accelerare il passaggio delle telecomunicazioni alla Next Generation Network hanno generato suggerimenti che non risolvono, indicazioni equivoche e, soprattutto, inefficaci.

L'auspicio di un capoprogetto che realizzi le canaline e, addirittura, metta fibra spenta per conto di tutti non è una novità che richiedesse l'intervento dell'AGCOM. Il documento del Comitato NGN ora sarà discusso in AGCOM e, come si diceva ieri, in ottobre inizierà l'ennesimo giro di tavoli della raccolta di pareri.

Intanto il tempo passa.

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