20/09/2017 di Redazione

Il digital workplace al centro degli sviluppi di Unify

Acquisita da Atos nel 2016, dopo la fase di indipendenza seguita allo scorporo da Siemens, l’azienda continua a far leva sull’unified communication, ma con Openscape Cloud cerca di approfittare del tema emergente dello smart working.

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Non era semplice individuare un futuro definito per Unify all’indomani dell’acquisizione da parte di Atos, avvenuta all’inizio del 2016. Creata con questo brand nel tardo 2013, grazie allo scorporo da Siemens, già una manciata di mesi dopo l’azienda ha dovuto procedere a una significativa ristrutturazione, per poi finire nel girone di uno dei più importanti system integrator d’Europa. A distanza di oltre un anno e mezzo da quest’ultima operazione, può essere lecito fare un primo bilancio e scoprire la nuova identità di Unify, a partire dal fatto non trascurabile di aver mantenuto il proprio marchio: “Siamo una divisione indipendente, con una propria struttura e un’offerta veicolata sul nostro canale”, precisa Riccardo Ardemagni, Vp Sales europeo della società. “Il nostro focus resta il mercato della unified communication & collaboration, ma ci stiamo evolvendo da un lato verso un maggior peso del software nelle nostre proposte e dall’altro verso mercati emergenti, come quello dello smart working, con soluzioni anche full cloud”.

Proprio in quest’ambito si collocano le novità più recenti di Unify, in particolar modo Openscape Cloud, che integra la classica soluzione Uc (con versioni enterprise e per Pmi) del vendor, fin qui disponibile solo su licenza, con lo strumento di team collaboration (in precedenza noto come Project Ansible), che invece è partito con un modello as-a-Service. La nuova proposta, indirizzata agli utenti finali ma forse soprattutto ai service provider, spinge di fatto Unify nel mercato UCaaS (Unified Communication as-a-Service), in diretta concorrenza con realtà come Cisco e Microsoft.

In particolare su Circuit Unify punta molto per attirare l’attenzione anche delle realtà italiane meno strutturate, ma orientate a far evolvere il proprio modo di lavorare e di interagire non solo al proprio interno, ma soprattutto con gli interlocutori di business: “Si tratta di uno strumento per la smart collaboration”, spiega Ardemagni, “dotato di un workflow molto intuitivo e dedicato a organizzare il flusso di comunicazione delle persone in azienda, dove voce, video e chat sono integrate in un solo strumento, capace di operare su qualsiasi infrastruttura Sip, creare facilmente meeting e condivisione, ma anche semplicemente di fare o ricevere chiamate, il tutto in modalità SaaS, quindi dovendo avere a disposizione solo un telefono e un gateway per funzionare”.

 

Nuovi mercati, da raggiungere tramite il canale

Le evoluzioni recenti stanno portando Unify sempre più in direzione dello smart working come fronte di sviluppo. Si tratta di un tema caldo, anche se, almeno in Italia, forse ancora più allo stadio della riflessione che non della vera e propria attuazione: “Certamente si tratta di un cambiamento soprattutto organizzativo”, ammette Ardemagni, “ma rispetto al passato gli strumenti di comunicazione disponibili sono migliori, più immersivi, amichevoli e caldi, mentre le nuove generazioni trovano più normale pensare in termini di flessibilità di orario o luogo. Lavorare in modo nuovo, tuttavia, significa soprattutto collaborare e ragionare come team”.

Un altro elemento portante dello sviluppo per Unify in Italia è rappresentato dal canale, peraltro in linea con una strategia channel-first ben delineata anche a livello corporate. Globalmente, lo scorso anno la base di partner è cresciuta del 34%, per un totale arrivato ora a 2.800 fra distributori, rivenditori a valore aggiunto, service provider e integratori di software e servizi Uc a brand Unify.

 

Riccardo Ardemagni, Vp sales europeo di Unify

 

Nel nostro Paese, il vendor lavora con i due distributori Computer Gross e Itancia, ma anche con oltre 110 partner certificati: “Pensiamo a loro con opportunità come Openscape Cloud, che potrà essere erogato come servizio”, sottolinea Sandro Profeti, direttore marketing della realtà italiana, “ma anche con strumenti tesi a rafforzare la collaborazione anche tra questi soggetti, come la community Serviceconnect, ospitata proprio su Circuit”.

 

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