30/10/2017 di Redazione

Il futuro della progettazione passa da Autodesk

Le nuove tecnologie stanno plasmando il modo in cui vengono immaginati e creati gli oggetti, in tutti i settori. Il vendor statunitense, con le proprie soluzioni, ribadisce di voler essere al centro di questo processo di trasformazione digitale.

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Cos’hanno in comune dal punto di vista della progettazione il telaio di un’automobile e uno smartphone? A prima vista sembrerebbe poco o niente, ma andando oltre l’aspetto puramente estetico i punti di contatto sono più di quanto ci si potrebbe aspettare. Ad esempio, le problematiche e le dinamiche che i produttori di beni devono affrontare sono simili, anche in settori radicalmente diversi: richieste di personalizzazione da parte dei clienti, riduzione dei costi, approcci differenti al mercato rispetto al passato, nuove modalità con cui gli utenti chiedono di accedere ai prodotti (la fruizione come servizio) e così via. È necessario quindi ripensare dalle fondamenta tutto il processo che parte dalla prototipazione (se non addirittura dall’ideazione) al prodotto finito. La tecnologia, va da sé, è in grado di fornire un aiuto concreto. Paradigmi come l’additive manufacturing o il design generativo stanno radicalmente cambiando la produzione industriale. E un colosso come Autodesk vuole essere in prima linea in questa fase di transizione.

L’azienda statunitense, che conta su oltre 200 milioni di clienti in tutto il mondo, sta provando ad applicare a 360 gradi il concetto di trasformazione digitale, sviluppando nuovi strumenti di cui diverse tipologie d’imprese possano servirsi per snellire i propri processi. D’altronde già l’anno scorso l’allora Ceo di Autodesk, Carl Bass, era stato molto chiaro.

Parlando durante il proprio summit annuale a Las Vegas, l’ex numero uno della società aveva infatti sottolineato come il cambiamento stia investendo non solo campi “classici” come quello delle costruzioni, ma anche “la modellazione molecolare, la genetica e le biotecnologie”. Realtà virtuale, robotica, Internet delle Cose e intelligenza artificiale sono le grandi protagoniste di questa trasformazione: tecnologie di cui Autodesk si serve per migliorare le proprie soluzioni.

Uno dei progetti sicuramente più interessanti su cui sta lavorando l’azienda è Dreamcatcher, software basato sul design generativo che non vede più la macchina come strumento passivo deputato alla mera esecuzione degli input forniti dal progettista, ma una risorsa utile nel processo complessivo. Una piattaforma dalle infinite potenzialità, come ha ben illustrato durante il primo Autodesk Forum di Milano Francesco Iorio, italiano trapiantato a Toronto, dove è director of Computational Science Research per uno dei principali centri di ricerca del gruppo.

 

 

“Viviamo un momento in cui all’analisi di nuove forme di design si è unita l’esplosione di nuove tecnologie, come il cloud”, ha spiegato Iorio. “Il nostro obiettivo è infondere intelligenza al software, in modo che il progettista possa inserire una serie di dati, farli elaborare dal programma e ottenere delle proposte compatibili con l’input. Uno dei trend più forti del momento è quello delle tecniche di generazione basate su reti neurali che, ad esempio, possono ridurre drasticamente i tempi necessari per l’analisi della fluidodinamica”.

Senza contare la ricerca sui nuovi nanomateriali, come il grafene, sempre più studiato per le sue ottime proprietà chimico-fisiche, come resistenza e flessibilità. A cui si aggiungono tecnologie nate per altri settori, come la realtà virtuale e quella aumentata (inizialmente diffuse nel gaming), che oggi stanno trovando un’applicazione sempre più concreta anche nel business. I vantaggi del digitale sono stati rimarcati anche da due importanti clienti di Autodesk, intervenuti al forum di Milano: il car designer Horacio Pagani e Marzio Perin, group design direction e market intelligence manager della multinazionale trevigiana delle costruzioni Permasteelisa Group.

 

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