09/04/2018 di Redazione

Il Gdpr traina la spesa in sicurezza delle aziende italiane

Le imprese della Penisola investiranno quest’anno circa 187 milioni di euro, ma l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati avrà influssi sul lungo periodo. Idc prevede un tasso di crescita annua fino al 2021 del 15,3%, inf

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L’ormai imminente arrivo del Gdpr, il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, continua a influenzare la spesa delle aziende italiane sulla sicurezza. Secondo nuovi dati diffusi da Idc, le imprese del nostro Paese investiranno quest’anno circa 163 milioni di euro per soluzioni e servizi di cybersecurity. Ma la spesa proseguirà anche oltre l’entrata in vigore effettiva della nuova normativa. L’anno prossimo la spesa toccherà quota 187 milioni di euro. Complessivamente, il Cagr (tasso di crescita annua composto) per il periodo 2017-2021 sarà del 15,3 per cento. Numeri significativi, ma comunque inferiori rispetto alla media dei Paesi dell’Europa occidentale. Per quest’area, Idc prevede un Cagr del 19,5 per cento. La società di ricerca si aspetta quindi che il Gdpr continuerà a trainare una porzione significativa della spesa aziendale in sicurezza It per i prossimi quattro anni, così come già avvenuto nel corso del 2017, andando a incidere sia sul valore del mercato del software che su quello dei servizi di sicurezza.

“Il Gdpr sarà una vera e propria rivoluzione copernicana per le imprese europee”, ha spiegato Giancarlo Vercellino, research and consulting manager di Idc Italia. “Oltre a essere una sfida tecnologica che promuoverà una rinnovata attenzione agli investimenti in sicurezza It, la normativa sarà l’occasione per sviluppare una nuova cultura aziendale attorno alla gestione dell’informazione e della privacy dei dati. Ad oggi rappresenta ancora un’incognita per gran parte delle organizzazioni italiane, che si chiedono che cosa cambierà effettivamente dopo il 25 maggio”.

Il Gdpr è solo una delle criticità che le società si trovano ad affrontare, se è vero che soltanto il 17 per cento delle imprese italiane sopra i 250 addetti afferma di essere già in regola, evidenzia la società di ricerca. I chief information security officer (Ciso) stanno infatti fronteggiando una serie di sfide inedite e imprevedibili sul piano della varietà e del numero degli attacchi perpetrati dagli hacker e si rendono conto che i tradizionali approcci alla cybersecurity non sono più efficaci.

Iniziano già a registrarsi, non a caso, i primi assalti che sfruttano l’Internet delle Cose, la robotica e l’intelligenza artificiale. Secondo Idc la corsa alla digitalizzazione delle aziende, degli Stati e dei consumatori non farà altro che aumentare il rischio. Per far fronte all’inaspettato occorrerà quindi creare un ecosistema di sicurezza basato su nuove normative, tecnologie (per esempio l’apprendimento automatico) e competenze (soprattutto sul fronte analitico).

 

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