28/11/2016 di Redazione

Il Giappone vuole tornare in vetta con un nuovo supercomputer

Tokyo investirà 170 milioni di euro per progettare un cervellone da 130 petaflops, più performante del 40% rispetto all’attuale numero uno, il cinese Sunway Taihulight. L’infrastruttura di Abci, questo il nome, servirà soprattutto per la ricerca in campo

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La sfida per il supercomputer più potente del mondo si combatte anche a colpi di dollari. O, nel caso del giappone, di yen. Il ministro nipponico per l’economia, il commercio e l’industria ha affermato che il Paese investirà 19,5 miliardi (circa 170 milioni di euro) per progettare il cervellone più potente del mondo. Una macchina in grado di scalzare il cinese Sunway Taihulight dal vertice della Top500 dei sistemi informatici più performanti del pianeta. Reuters spiega che l’intenzione del Giappone è sviluppare un supercomputer che servirà per la ricerca medica e per far avanzare il Paese in campi come le auto driverless e la robotica. La macchina toccherà una potenza di picco di 130 petaflops, superiore quindi di circa il 40 per cento rispetto al Taihulight cinese. Significa la possibilità di eseguire 130 quadrilioni di calcoli al secondo (10 elevato alla 24esima).

Il cervellone verrà costruito nel National Institute of Advanced Industrial Science and Technology. “Per quanto ne sappiamo, non c’è niente di così veloce al mondo”, ha commentato a Reuters uno dei direttori del centro, Satoshi Sekiguchi. L’obiettivo del Giappone è anche quello di tornare sulla cresta dell’onda tecnologica, in quanto il suo primato nell’hi-tech è ormai stato superato da Paesi come Cina (suo acerrimo rivale) e Corea del Sud.

L’ultima super macchina nipponico ad arrivare in cima alla Top500 fu il K Computer di Fujitsu, nel 2011, con una potenza di picco di 10,5 petaflops. Al momento non si conoscono ancora molti dettagli, se non che il governo ha indetto una gara per trovare l’azienda che implementerà effettivamente la soluzione. I risultati verranno comunicati il prossimo otto dicembre.

Il cervellone è stato momentaneamente ribattezzato Abci (Ai Bridging Cloud Infrastructure) e dovrebbe essere acceso nel 2018. Una volta operativo, l’esecutivo “affitterà” capacità di calcolo alle aziende che vorranno sfruttare i servizi di Abci: una mossa per attrarre imprese (vecchie e nuove) a discapito di cloud service provider come Google, Amazon Web Services e Microsoft.

 

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