09/11/2015 di Redazione

Il giro del mondo dei dati, dalla medicina ai trasporti

Ridurre il traffico, studiare le malattie genetiche, aiutare l’agricoltura, contenere i danni di un disastro naturale. Sono alcuni dei vantaggi legati utilizzo di sensori, strumenti di analytics e modelli predittivi, illustrati da un nuovo studio di Bsa.

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Possono salvare vite umane, far risparmiare tempo ai pendolari, rendere più produttivi i raccolti agricoli e addirittura prevedere tsunami. Sono i dati, la più disponibile e allo stesso tempo più preziosa moneta della “new economy”, una risorsa che diventa sempre più facile da reperire ma anche sempre più difficile da interpretare. Una nuova ricerca di Bsa-The Software Alliance, titolata Perché i dati sono così importanti?, snocciola numeri ed esempi eterogenei che dimostrano il valore dei dati. O meglio, delle informazioni e degli insight che è possibile trarre dalla materia grezza raccolta da dispositivi mobili, Web, social media, immagini fotografiche, sensori e apparati dell’Internet of Things. “L’uso rivoluzionario che le persone fanno dei dati porta a grandi progressi e cambiamenti straordinari in tutto il mondo”, ha commentato Victoria Espinel, presidente e Ceo di Bsa.

Il primo cambiamento straordinario, o meglio quello più misurabile, riguarda l’economia mondiale: a detta di General Electric, la raccolta e l’analisi dei dati, tradotta in benefici di business, aumenterà di 15mila miliardi di dollari il Pil mondiale dell’anno 2030. Secondo uno studio di Capgemini, condotto dall’ Economist Intelligence Unit, già nel 2012 le aziende che prendevano decisioni sulla base dei dati ottenevano un incremento di produttività del 6%.

 

 

Per capire che cosa si intenda quando si parla di boom dei dati, basti pensare che il 90% di quelli esistenti su scala globale è stato creato negli ultimi due anni, e che il numero raddoppia ogni 24 mesi. Ma i Big Data vanno conservati e gestiti. Oltre ai problemi della privacy e dello storage (che fortunatamente cala di prezzo, grazie al cloud), l’aspetto critico da affrontare è il passaggio dai dati grezzi alle informazioni, il che significa innanzitutto separare l’utile dal “rumore di fondo” e poi catalogare, analizzare, interpretare. “La sfida più grande ora è capire come assemblare questi dati e renderli produttivi”, ha proseguito Espinel. “Prima di avere un significato per noi, infatti, i dati devono essere raccolti, immagazzinati, analizzati e tradotti. I decisori in tutto il mondo devono capire l’importanza dell’adozione di politiche che favoriscano tale processo riducendo il più possibile gli ostacoli legislativi e burocratici”.

 

Dall’edilizia ai trasporti, alla medicina
Ma perché, e come, i dati sono importanti?  Citando fonti varie, il report traccia uno scenario composito dell’esplosione dei dati in diversi settori dell’economia e della società e in geografie disparate. In diversi angoli del mondo, o meglio degli oceani, i sensori marini che monitorano le onde, le correnti e altri eventi aiutano i ricercatori a prevedere tsunami e altri disastri naturali. E per chi questi disastri li ha giù subiti i dati sono diventati uno strumento di lavoro: i pescatori indonesiani colpiti dal terremoto marino del dicembre 2004 hanno aumentato del 30% le proprie entrate grazie agli smartphone loro regalati in seguito al disastro, perché da allora possono restare aggiornati sui prezzi del mercato del pesce.

 

 

I sensori installati su edifici, impianti di riscaldamento e energia aiutano, invece, a tagliare spese e inquinamento. Come negli Emirati Arabi Uniti, dove si progetta il primo edificio al mondo a “energia positiva”, ossia non solo completamente sostenibile con fonti rinnovabili ma in grado di produrre più energia di quanta ne consumi per il suo funzionamento quotidiano. In molte regioni a vocazione agricola, dall’Iowa all’India, sempre più ci si affida ai dati raccolti da satelliti, sensori e trattori per prendere decisioni migliori sulla semina, sui tempi e sui terreni da coltivare in base e su come adattarsi ai cambiamenti climatici.

Oltre all’edilizia e all’agricoltura, un ambito molto interessato dal boom dei dati è la medicina: la quantità di immagini cliniche e di altri tipi di documento prodotti negli ospedali quest’anno è arrivata a 665 terabyte quotidiani. Il tracciamento di una singola sequenza di Dna può corrispondere a 200 gigabyte, e questa operazione sta creando immensi database a disposizione dei genetisti per trovare correlazioni e risposte nello studio delle malattie ereditarie.

In Canada, invece, gruppi di ricercatori hanno monitorato oltre mille dati al secondo per dimostrare un legame fra la nascita prematura e lo sviluppo di febbre nel secondo giorno di vita del neonato: una scoperta che ha permesso ai medici di adottare contromisure e salvare molte vite. In Kenya i dati vengono usati per identificare i modelli di diffusione del virus della malaria, e quindi capire come indirizzare gli sforzi di prevenzione della malattia, mentre in Angola sono stati studiati oltre due decenni di notizie giornalistiche per capire quando, e dove potrebbe scoppiare un’epidemia di colera.

 

 

C’è poi tutto il settore dei trasporti, in cui l’esempio citato da Bsa ci porta in Svezia. Sui taxi che circolano a Stoccolma sono stati installati 1.600 Gps per raccogliere informazioni sul traffico, analizzarle e trarre indicazioni su come migliorare la viabilità. Risultato: il traffico nella capitale svedese è diminuito del 20%, il tempo di viaggio medio si è dimezzato e le emissioni delle automobili sono diminuite del 10%. Anche a Barcellona l’amministrazione comunale sta analizzando i flussi di automobili e persone per capire dove posizionare le stazioni di bike sharing e quali parti della città abbiano bisogno di più sportelli bancomat. I dati vengono usati anche per migliorare le prestazioni degli aerei, per evitare le turbolenze, aumentare la sicurezza e identificare eventuali problemi al motore duemila volte più velocemente rispetto al passato.

 

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