17/12/2016 di Redazione

Il sole del Texas alimenta Hikari, il supercomputer "verde"

Uno fra i “cervelloni” del centro di ricerca Tacc dell’Università del Texas è diventato il primo sistema di supercalcolo alimentato da pannelli fotovoltaici. Basato su server Apollo 8000 di Hewlett Packard Enterprise, attualmente studia la diffusione del

immagine.jpg

Ha un nome giapponese, ma vive in Texas: è Hikari, il primo supercomputer alimentato a energia fotovoltaica, e non a caso sorto in uno dei luoghi più assolati degli States. Il “cervellone” è una macchina assemblata a partire da un server Apollo 8000 di Hewlett Packard Enterprise e oggi vive domiciliato ad Austin, dove ha sede il Tacc (Texas Advanced Computing Center), un centro di ricerca legato all’Università del Texas e attualmente impegnato in quasi duecento progetti di ricerca relativi a 58 campi del sapere scientifico. Non solo informatica dunque, ma anche biologia, medicina, agricoltura, perché anzi i ricercatori del Tacc sono convinti di poter contribuire a risolvere grandi malesseri sociali con la potenza del calcolo, con gli analytics e con immense risorse di storage contenute su risorse fisiche e cloud.

 

Hikari (il nome è dovuto al coinvolgimento di un’agenzia governativa nipponica e del fornitore di soluzioni per data center Ntt Facilities, anch’esso giapponese) si inserisce perfettamente in questa missione: al momento il sistema è impiegato per studiare il virus Zika, diffuso in ampie zone dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina e dell’Oceania. Comprensibilmente, il supercomputer ha bisogno di moltissima energia per per macinare grandi volumi di dati e per raggiungere prestazioni di picco superiori ai 400 Teraflop, sfruttando i suoi oltre diecimila core di calcolo ottenuti assemblando processori Intel Xeon (Haswell).

 

Ed è qui che entra in gioco il sole. O meglio, è qui che recentemente è entrato in gioco grazie al nuovo impianto a fotovoltaico da 250 KW che oggi sovrasta il parcheggio antistante un nuovo edificio del Tacc, e che rende Hikari il supercomputer più “ecologico” fra tutti quelli domiciliati qui. Dall’avvio delle attività di misurazione, a fine agosto, oltre il 30% dell’energia totale utilizzata dal supercomputer è stata fornita da fonti rinnovabili, mentre in alcuni momenti del giorno il sistema funziona totalmente grazie a fonti rinnovabili.

 

Questo è reso possibile dalla combinazione di due metodi: nelle ore diurne l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico finisce direttamente nel computer con trasmissione ad alta tensione in corrente continua; di notte, invece, il sistema passa a una griglia di distribuzione a corrente alternata. “Visto che i pannelli solari sono collegati direttamente al computer, questo è in grado di funzionare fondamentalmente utilizzando energia a costo zero nel modo più efficiente e sostenibile possibile”, ha spiegato Nic Dube, chief technologist for High-Performance Computing di Hpe. “Guardando il pannello di controllo di Hikari si può vedere in real time come le prestazioni energetiche di questo sistema superino qualsiasi altra piattaforma sul pianeta”.

 

 

 

Oltre a condurre i suoi studi sul virus Zika, il cervellone texano rappresenta un esperimento su larga scala per un data center di produzione a corrente continua. Non soltanto il server Apollo 8000 ma anche le batterie, gli apparati di condizionamento dell'aria, l’illuminazione, i pannelli solari e l’alimentazione sono tutti funzionanti a corrente continua. “Volevamo capire”, ha dichiarato Dan Stanzione, executive director del Tacc, “come incorporare corrente continua ad alta tensione nei rack raffreddati ad acqua più efficienti del pianeta, gli Apollo 8000, e inoltre come integrare le energie rinnovabili. Il piano è quello di fornire prove concrete a livello di produzione per aiutare a migliorare i data center nei prossimi anni”.

 

ARTICOLI CORRELATI