12/03/2019 di Redazione

Il Web ha 30 anni e, per Tim Berners-Lee, tre grandi problemi

Nel trentesimo compleanno di Internet (dal giorno in cui il suo progetto fu presentato al Cern di Ginevra), l’informatico suo inventore punta il dito sui grandi problemi del Web: cybercrimine, fake news, diffusione dell’odio online.

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Internet compie trent’anni: era il 12 marzo del 2019 quando l’informatico britannico Tim Berners-Lee presentava al Cern di Ginevra il progetto della tecnologia alla base del World Wide Web, cioè un software (creato con il collega belga Robert Cailliau) che consentisse lo scambio di dati attraverso una rete di dispositivi connessi. Ci vollero poi più di due anni per confezionare il primo sito Web. Da allora l’impatto della Rete sulla vita quotidiana di miliardi di persone, sulle regole della comunicazione, sull’economia, sulla politica, sulla sicurezza mondiali ha palesato la propria natura di fenomeno epocale irreversibile.

Oggi non poteva mancare un Doodle commemorativo di Google, forse la principale azienda simbolo del Web per importanza dei servizi inventati, penetrazione e capacità di monetizzazione. E non poteva mancare nemmeno l’annuale lettera aperta di Berners-Lee, oggi direttore del World Wide Web Consortium (W3C, un consorzio internazionale per la definizione degli standard della Rete). Oggi l’anniversario dei trent’anni fa dire all’informatico che è giusto “celebrare il lungo percorso fatto”, ma anche  “riflettere su quanto c’è ancora da fare”.

 

Il Web, scrive Berners-Lee, “ha creato opportunità, dato voce a gruppi marginalizzati e reso più semplici le nostre vite, ma ha anche creato occasioni per i truffatori, ha permesso di diffondere messaggi di odio e ha reso più facile commettere ogni genere di crimini”. Come dargli torto, anche solo alla luce dei recenti nuovi dati sul giro d’affari del cybercrimine, che nel 2021 potrà arrivare a seimila miliardi di dollari l’anno secondo le stime di Cybersecurity Ventures.

 

I tre grandi problemi del Web
La lettera aperta prosegue con un’esortazione a governi, aziende e privati per un impegno comune nella lotta ai tre problemi oggi più pressanti: le attività malevole dolose (pirateria, attacchi informatici finanziati da governi, cybercriminalità, molestie online), le dinamiche che non premiano i contenuti di qualità ma anzi favoriscono le bufale e il clickbaiting, e infine l’inasprimento dei toni, le tensioni che si creano online anche senza cattive intenzioni (per esempio la polarizzazione delle opinioni e le offese). Di certo problemi di non facile soluzione, nonostante lodevoli iniziative individuali come l’opera di lotta all’hate speech condotta da Facebook, da Google e da altre piattaforme social.

Intanto la World Wide Web Foundation, creata da Berners-Lee dieci anni fa, sta collaborando con governi e aziende per mettere a punto un nuovo “Contratto per il Web” che funga da codice deontologico. La questione interessa la gran parte dell’umanità: secondo i dati di Statista (servizio che aggrega informazioni da decine di migliaia di fonti), a gennaio di quest’anno la “popolazione digitale mondiale” ha superato i 4,38 miliardi di persone. Fra costoro quasi 4 miliardi (3,986 miliardi) hanno utilizzato una rete mobile e quasi 3,5 miliardi (3,484 miliardi) hanno interagito sui social network.

 

 

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