All'Intel Developer Forum che prende avvio oggi Intel ha discusso il ruolo delle tecnologie dell'informazione rispetto alla gestione delle catastrofi, siano esse tecniche o umanitarie. Secondo Perry Olson di Intel nella definizione di catastrofe rientra, infatti, anche il bug dell'anno 2000, mentre rapportando il metro su una scala più piccola, la maggior parte delle aziende è priva di piani per il disaster recovery, e gran parte degli utenti privati non è preparato alla perdita dei dati.
Il server a energia solare di Intel
Il malessere che ruota attorno a questo argomento sarebbe pertanto dovuto all'irresponsabilità degli utenti, siano essi business o consumer, che non pianificherebbero per tempo strategie adeguate per assicurarsi la protezione e la longevità dei dati, per esempio con un backup via cloud computing, che è la soluzione più efficiente e funzionale.
Nel caso in cui la catastrofe non sia informatica ma umanitaria, creata per esempio da eventi metereologici o sismici, il cloud serve a poco. Per questi casi Intel ha dato dimostrazione della sua tecnologia realizzando un server con processore Atom alimentato a energia solare.
I sensori che lavorano in concomitanza con questo server sono delle sfere delle dimensioni di comuni palle da tennis, che possono essere letteralmente lanciate in un edificio disastrato e, tramite appositi sensori, rilevare la presenza di fumo e di sostanze chimiche nocive senza mettere a rischio l'incolumità delle persone.
I sensori di fumo e sostanze chimiche
I sensori hanno una batteria incorporata che consente un'autonomia di 45 minuti, mentre il server ha un livello così ottimizzato di consumi da essere in grado di alimentarsi solo grazie al pannello solare in dotazione, nonostante sfrutti funzionalità Wi-Fi e una eventuale connessione a Internet tramite scheda 3G. Ci auguriamo di ritrovare presto questa efficienza energetica anche nei computer portatili.